In molti lo vorrebbero ministro e a lui non dispiacerebbe. Silvio Berlusconi lo immaginerebbe addirittura a capo di un ministero per la spending review. Carlo Cottarelli (nella foto) piace a molti, ma quanti sarebbero disposti a seguire alla lettera le sue istruzioni in materia di conti pubblici? L’ex Mr Forbici, chiamato nel 2013 dall’allora premier Enrico Letta a mettere ordine nella giungla della spesa pubblica, ha tenuto questo pomeriggio presso l’Enciclopedia Treccani una lezione davanti a una cinquantina di studenti chiamati a raccolta dall’Arel, il think tank fondato da Beniamino Andreatta e presieduto dallo stesso Letta. Dando un messaggio subliminale ma non troppo, ai partiti impegnati nella costruzione, difficile, di un nuovo governo, Lega e Cinque Stelle in primis: chi pensa di far sballare i conti pubblici nel nome della sovranità economica, commette un grosso sbaglio. Arrivando in questo a citare John Fitzgerald Kennedy.
Lo si è capito subito dalle parole con cui Cottarelli, oggi direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dopo cinque anni passati all’Fmi, ha preso il discorso. “Il concetto di messa in ordine dei conti pubblici non può essere solo un valore di una sola parte. Si tratta di un valore politico assoluto, né di destra né tanto meno di sinistra, di tutti”. Tradotto, attenzione a chi vuole improvvisarsi uomo forte e disinvolto sulla gestione delle finanze statali, c’è il rischio di farsi male, in un futuro non troppo lontano. “Chi parla di misure da farsi a deficit mostra scarsa responsabilità perché scarica sulle generazioni future le responsabilità di scelte difficili che oggi non si vogliono fare: chi sarà al governo, deve rafforzare i conti prima che sia troppo tardi”. In questo senso, ha proseguito l’ex commissario alla spending review è “importante il rispetto delle regole fiscali europee ma dobbiamo essere noi i primi a credere che certe cose vanno fatte perché fanno bene all’economia e non perché sono imposte dall’esterno”.
Attenzione, non è stato il pessimismo ad accompagnare l’intervento di Cottarelli alla Treccani. “Non vedo rischi immediati, i mercati sono tranquilli e il debito è sì alto ma non crescente”. Questo però non autorizza il governo presente e futuro ad abbassare la guardia. La crisi iniziata nel 2008 si sta esaurendo ma non per questo presto o tardi ce ne sarà un’altra. E allora, tirando in ballo direttamente una massima dell’ex presidente americano assassinato nel 1963, “il momento giusto per riparare il tetto è quando il sole splende“. Il pericolo secondo Cottarelli “è che si verifichi di nuovo una crisi di fiducia sul debito come nel 2011. Non sappiamo quando ma prima o poi ci sarà. Il rischio vero è una nuova recessione con il Pil che inizia a scendere ripercuotendosi sul rapporto con il debito e facendo ripartire le scommesse sul default con l’impennata dello spread”.
Dunque, chiunque vada al governo “pensi a come rafforzare i conti pubblici e non aumentare il deficit. La Lega per esempio aveva in mente delle misure da finanziare col deficit ma io non conosco un solo Paese che sia in grado di ridurre il debito alzando il deficit. Forza Italia ha mandato numeri totalmente diversi con un avanzo primario al 5%. Il Pd indicano invece numeri costanti. E il M5S non ha inviato nulla quindi mi chiedo quali siano le loro reali intenzioni”. Insomma, in pochi, secondo Cottarelli, vogliono davvero riparare quel tetto in vista della tempesta. L’economista comunque una sua ricetta per mettersi al riparo da nuovi colpi di vento ce l’ha. “Portare l’avanzo primario attorno al 3,5-4%” con un tasso di inflazione normale e congelare la spesa primaria delle amministrazione per 3 anni”.
Ad ascoltare Cottarelli c’era anche l’ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, soffermatosi però più sull’attuale situazione politica che sulle misure economiche da farsi. “Dubito che la presidente del Senato (Maria Elisabetta Casellati, che ha ricevuto il mandato esplorativo, ndr) stia facendo miracoli. È una semplice esplorazione che tende a confermare una situazione già molto radicata e contrapposta. Siamo in mare aperto. Credo che qualunque persona responsabile sia preoccupata: ma tra la pericolosità dello stallo e l’individuazione delle risposte c’è ancora un gap molto forte”, ha detto Napolitano.