Dopo la fine della seconda tornata di consultazioni, dopo che il Presidente della Repubblica ha con amarezza constatato il nulla di fatto, ossia la mancanza di qualsiasi tipo di progresso verso una maggioranza, eccoci qui ad avere a che fare con le solite frasi fatte, i continui anatemi, i veti reciproci.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono apparsi impegnati soprattutto nella campagna elettorale per le amministrative, bloccati dentro il mantra dell’acchiappa voti. Silvio Berlusconi è alle prese con se stesso, con un difficile ruolo di partner non voluto dai Cinquestelle. Il Pd faticosamente tenta di uscire dall’ombra oscura dove è andato a nascondersi all’indomani della sconfitta subita.
Adesso basta! L’attività politica non può essere caratterizzata unicamente dalla ricerca del consenso. Questa rappresenta semmai la condizione indispensabile per poter avere la forza di fare politica, non certo il fine per cui si lavora per il bene comune.
Il conto alla rovescia avviato da Sergio Mattarella sta scadendo. E come un padre di famiglia responsabile fa quello che deve, anche se non ne ha voglia, così sarebbe bene che i tre poli si assumessero la responsabilità per cui hanno preso i voti, vincitori o vinti che siano, anche se a loro non va giù.
Non è possibile lasciare una nazione senza esecutivo soltanto perché si ha paura di non restare puri nella propria pseudo missione, condividendo con altri il senso dello Stato. La politica di sicuro non è questo. E pian piano il rischio è che questo balletto inverecondo di negazioni e meline si ripercuoterà come una clava su cittadini, i quali, una volta danneggiati, decideranno di togliere la fiducia già molto scarsa a tutto il sistema partitico di questa Terza squallida Repubblica.
Politici svegliatevi! La campagna elettorale è finita. Da più di quaranta giorni siamo senza ministri, senza chi si occupa della cosa pubblica, della politica interna e di quella estera. Si attende ovunque che cessi la paura di governare e si vada verso una maggioranza di qualche tipo.
L’imbarazzo palesato dal capo dello Stato venerdì comincia ad essere, infatti, una spietata condanna inesorabile molto chiara nella coscienza comune della gente. E se questa persuasione dovesse rafforzarsi, ad essere rottamati questa volta saranno tutti, veramente tutta l’intera classe politica, nessuno escluso. Una sentenza di condanna, come la storia insegna, che non prevede appello o ricorso.