Nelle ore in cui il Centro Studi Americani di Roma ha celebrato il settantesimo anniversario dalla firma del Piano Marshall e lo storico consolidamento dei legami tra Stati Uniti ed Italia, il Center for Strategic and International Studies (Csis) di Washington DC ha organizzato una conferenza di presentazione del libro “The Marshall Plan: Dawn of the Cold War”, scritto da Benn Steil – Senior Fellow e Director of International Economics presso il Cfr – interamente dedicato alla ricostruzione delle vicende storiche che portarono al Marshall Plan nel secondo dopoguerra ed incentrato sull’analisi degli effetti politici, economici e sociali sortiti attraverso l’applicazione del piano sull’asse transatlantico negli anni antecedenti alla guerra fredda.
L’incontro è stato moderato da Daniel Runde, Director del Project on Prosperity and Development al Csis, e ha visto l’attenta partecipazione di un pubblico di esperti sia americani che europei. Steil ha più volte sottolineato come il Piano abbia consentito alle due sponde dell’Atlantico di consolidare i reciproci rapporti di amicizia e abbia rappresentato uno scudo protettivo dalla incombente minaccia sovietica nel cuore dell’Europa.
Più volte l’attenzione è caduta sull’importanza della partecipazione italiana al Piano e sono stati richiamati gli sforzi dell’amministrazione Usa e dei governi italiani per raggiungere la giusta intesa sull’applicazione degli aiuti economici con relativi effetti sulla crescita di un Paese che aveva subito serie perdite nel corso del conflitto mondiale.
Non sono mancati accenni comparativi sul metodo con cui i singoli Paesi europei hanno assimilato il Piano all’interno di un contesto sociopolitico in grande fermento e in buona parte permeato dall’influenza sovietica. Il ruolo giocato dall’Italia, che avrebbe annoverato al proprio interno uno dei partiti comunisti più forti del continente, è stato particolarmente apprezzato dalla prospettiva statunitense per gli effetti sortiti e per la capacità di contenere e gestire un rischio di significativa entità.
Steil, in particolare, rispondendo a Formiche.net ha così commentato l’applicazione del Marshall Plan con riferimento all’Italia: “Alcide De Gasperi, determinato a contenere la minaccia comunista, più di una volta sottolineò al Dipartimento di Stato Usa che l’Italia avrebbe saputo mantenere i propri impegni e che l’avrebbe fatto “a modo suo”. Uno degli aspetti più interessanti dell’applicazione del Piano è proprio il fatto che funzionò con differenti peculiarità di Stato in Stato. Ad esempio, la Francia e l’Italia interpretarono in modo diametralmente opposto gli aiuti: gli Stati Uniti insistettero parecchio affinché gli italiani utilizzassero il piano per una modernizzazione industriale come avvenuto in Francia ma da parte di Roma si preferì lavorare prima di tutto per stabilizzare le politiche finanziarie e monetarie del Paese. Al di là delle differenti vedute, gli italiani riuscirono ad assicurare fino alla fine il contenimento della minaccia comunista e in questo ottennero successo, pur facendolo a modo loro”.