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Incarico a Di Maio e meno professori. La versione di Claudio Petruccioli

Mentre il presidente della Camera Roberto Fico si reca al Quirinale con la consapevolezza, e il cruccio, di dover prendere in mano il timone per un secondo incarico esplorativo, il Movimento Cinque Stelle annuncia in pompa magna la pubblicazione del contratto di governo cui hanno lavorato alacremente per dieci giorni il professor Giacinto della Cananea assieme a un pool di illustri accademici. C’è chi ha reagito con entusiasmo, plaudendo al lavoro dei professori. Altri con scetticismo: dopotutto, in un momento istituzionale così delicato, la politica deve agire, non delegare. Ne è convinto Claudio Petruccioli, giornalista, esponente di spicco della corrente riformista del Pci, poi presidente della Rai dal 2005 al 2009, apprezzato per essere pensatore libero e colto. Lunedì ha lanciato su twitter una provocazione su Luigi Di Maio: “A me sembra che la decisione più razionale sarebbe dare un preincarico. Lui dice di esser pronto a far maggioranza sia con Lega che con Pd Verifichi direttamente se convince uno dei due”. Intervistato da Formiche.net, conferma il ragionamento e non nasconde i suoi dubbi sul contratto: “apre una strada al governo tecnico”.

Claudio Petruccioli, su twitter ha dichiarato convinto che il preincarico spetta a Di Maio. Perché?

Perché non credo che Fico potrà modificare un dato di fatto. Ormai è appurato che Di Maio non vuole entrare in una maggioranza che comprenda anche Forza Italia, e lo stesso vale a parti inverse per Berlusconi. Piuttosto che continuare con i veti, i Cinque Stelle si diano da fare: ricevuto il preincarico, cerchino di trovare delle convergenze da una parte e dall’altra dello spettro politico. Se tornano con un risultato, il preincarico si potrà trasformare in incarico di governo.

Lei ha alle spalle una lunga carriera nel mondo del giornalismo e della comunicazione. Che idea si è fatto del contratto di Di Maio?

Compatisco il professor Della Cananea, studioso rispettabilissimo. Non era facile riuscire a concentrare in così poco spazio i punti essenziali cui deve far fronte qualsiasi governo. Però non vorrei neanche sopravvalutarlo: la stampa in questi giorni si sta concentrando troppo sulle scemenze e poco sull’essenziale.

Quali?

Faccio un esempio. Non capisco perché dare peso all’ultima uscita di Danilo Toninelli: “ok la flat tax se rispetta la progressività”. Notoriamente in Italia le fasce più povere sono esentasse fino a un certo livello di reddito. La flat tax eguaglierebbe per tutti la tassazione e dunque il prelievo, lasciando fuori solo una porzione estrema della popolazione. È una presa in giro parlare di una tassa “che non metta in difficoltà i poveri”.

Torniamo al contratto, su cui mi sembra scettico. Dov’è che fa acqua?

Lungi da me voler mettere in discussione il professor Della Cananea. Ma è il principio alla base del contratto che non mi convince. La decisione dovrebbe spettare a un politico. Affidare ai professori la stesura del contratto di governo, lo hanno fatto notare diversi opinionisti, è un passo che apre la strada a un governo tecnico.

Eppure c’è chi ha applaudito alla trovata comunicativa di Di Maio, all’uscita dal primo giro di consultazioni.

È ridicolo definire “una grande trovata” l’idea del contratto di Di Maio. Fino a ieri il leader pentastellato non ha fatto che ripetere che al governo la Lega e il Movimento riuscirebbero a fare cose straordinarie. Allora perché prendere sul serio questo documento? Il professor Della Cananea può anche aver individuato dei punti, ma ora la palla torna alla politica.

Roberto Fico può sperare di trovare convergenze più ampie?

Sento grandi discussioni sull’ampiezza che dovrebbe avere il mandato esplorativo di Fico. Ma un mandato del genere non può essere a 360°, tanto più dopo che il veto del Movimento ha messo ai margini Forza Italia. I Cinque Stelle devono fare chiarezza su chi vogliono davvero come interlocutore.

Qual è la soluzione più naturale?

Non c’è ombra di dubbio che se c’è un minimo di area di sovrapposizione programmatica, questa si può trovare fra i Cinque Stelle e la Lega, non con il Partito Democratico. Il Movimento ha martellato i dem per anni quando erano al governo. Lo stesso ha fatto la Lega, con cui i pentastellati possono trovare più di un punto in comune: possono mettere mano alla legge Fornero, scendere a patti, non senza difficoltà, su una riforma del sistema di accoglienza. Anche sulla politica internazionale, se mettono da parte la nuova veste indossata dopo le elezioni in maniera un po’ opportunistica, i Cinque Stelle possono scoprire di avere più di un punto in comune con il Carroccio.

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