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L’Europa scommette su Blockchain. Ma l’Italia è assente. Incredibile ma vero!

europa, bandiera europea

La stragrande maggioranza dei cittadini la conosce, per ora, per essere la tecnologia alla base della criptovaluta più nota (e chiacchierata) del momento, il Bitcoin. Tuttavia la Blockchain è destinata a stravolgere i settori e gli ambiti più svariati, come la contrattualistica o i controlli di filiera.
Per questo l’Europa ha deciso di puntare anche su questo ambito, lanciando un accordo al quale hanno aderito ventidue Paesi del Vecchio Continente, ma non ancora l’Italia.

LA PARTNERSHIP

Denominata European Blockchain Partnership, l’intesa, ha spiegato la Commissione Ue, intende essere uno strumento per “lo scambio di esperienze e competenze in campo tecnico e normativo tra gli Stati membri” e vuole preparare “il lancio di applicazioni Blockchain a livello Ue”, per offrire, ha detto la commissaria per l’Economia digitale Mariya Gabriel, servizi innovativi ai cittadini.

GLI INVESTIMENTI

Illustrando i dettagli della partnership, Bruxelles ha rammentato di aver già investito oltre 80 milioni di euro in progetti a sostegno dell’uso di questa tecnologia. E la cifra dovrebbe toccare i 300 milioni entro il 2020.

CARATTERISTICHE E UTILIZZI

Già testata con successo soprattutto nei servizi finanziari (Santander ha appena lanciato, prima banca di grandi dimensioni a farlo, un’app per i pagamenti internazionali basata su questa tecnologia), nei prossimi anni la Blockchain sarà integrata in moltissimi servizi digitali. A renderla così interessante e versatile – tanto da aver spinto anche l’Fmi a lodarla in un report di prossima uscita – c’è il fatto che, come un libro mastro, è un registro collettivo che funziona su internet. Ogni unità del registro è un blocco, e i diversi pezzi sono uniti tra loro nell’ordine in cui sono stati creati. I blocchi sono inoltre connessi usando la crittografia, che li lega in modo virtualmente non modificabile. Questo garantisce sicurezza e integrità.

CHI PARTECIPA

La partnership è stata siglata da Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e dal Regno Unito, pur sulla strada della Brexit.

L’ASSENZA DELL’ITALIA

Assente, invece, non senza sorpresa, l’Italia, che potrebbe cogliere presto l’invito di Berlaymont ad aderire per rivolto agli Stati membri non ancora presenti alla firma.

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