Fare dell’Italia una società a prova di futuro, capace di resistere e se possibile cavalcare i grandi cambiamenti globali. Un sogno o forse no, ma tanto basta a dibatterci su, come successo ieri pomeriggio alla Luiss, nella cornice di Villa Blanc, sede del convegno “Gigabit society”, alla quale hanno preso parte, oltre al padrone di casa Paolo Boccardelli, direttore delle Luiss Business School, esponenti del mondo politico e delle telecomunicazioni.
Non è facile immaginare una società interamente tecnologica in un Paese, l’Italia, ancora costituito da borghi medioevali. Eppure la sfida si può vincere, basta mettere insieme i giusti ingredienti e mixare a dovere. “Le sfide sono essenzialmente quattro”, ha chiarito Boccardelli nel suo indirizzo di saluto. “L’infrastruttura, la domanda e l’ambiente. Soprattutto il secondo oggi tende a mancare, anche per una certa mancanza di educazione digitale. Mentre per quanto riguarda il terzo elemento è strettamente connessa al secondo”.
Tra gli intervenuti al dibattito, la deputata di Forza Italia, Deborah Bergamini, la quale ha posto l’accento sulle lacune legislative. “Non siamo ancora riusciti a far diventare, parlo da un punto di vista del Parlamento, questo tema della digitalizzazione come prioritario e urgente. Davvero un peccato perché si tratta di un’enorme opportunità. Un’opportunità che tanti altri Paesi hanno sfruttatto. Oggi all’Italia manca una vera visione del problema”. Secondo Bergamini, “la spinta più forte in questo senso può arrivare dai contenuti e dalla loro qualità. Una qualità che può essereaumentata soprattutto tramite la concorrenza, che però oggi in questo Paese manca”.
Un approccio più finanziario è arrivato invece da Laura Castelli, deputata del Movimento Cinque Stelle. “Io vorrei parlare dei soldi, se la politica vuole fare della digitalizzazione allora deve trovare i soldi per farlo. Un modo? Penso alla riforma delle partecipate, che sarebbe un esempio in questo senso”. Più in generale secondo Castelli, “la poltica è molto in ritardo in questo senso. Penso ai 5,7 miliardi stanziati per la cosidetta Agenda digitale e ancora rimasti fermi li e non utilizzati. Serve una vera volontà politica se vogliamo realizzare tutto questo”.
Parole che hanno richiamato alla mente il recente allarme europeo sul completamento della gigabit society. E cioè che il piano della Commissione Europea per arrivare alla piena digitalizzazione d’Europa entro il 2025 potrebbe fallire. Secondo i dati diffusi da Anthony Whelan dell’agenzia comunitaria Dg Connect, infatti, mancano all’appello oltre 150 miliardi di euro per terminare la stesura dei cavi per le connessioni Fiber-to-the-home (Ftth), che porterebbero collegamenti ultrabroadband direttamente nelle case dei cittadini europei. Gli operatori avrebbero pianificato investimenti per soli 350 miliardi, ma per completare il progetto ne servirebbero almeno 500. Il rischio è l’accentuazione del digital divide fra le zone rurali e quelle più urbanizzate.
La deputata pentastellata si è poi soffermata sulla questione della rete, in particolare sulla possibile creazione della società della rete. “L’ingresso di Cdp è un bene che sia arrivato, anche se è una mossa che non risolve il problema. La rete, lo abbiamo sempre sostenuto, deve essere italiana e in mano pubblica. L’intervento della Cassa non è un qualcosa di risolutivo”. La rete, è il senso del ragionamento grillino, è qualcosa di troppo importante per valere un 5% del capitale di Tim (la quota della società tlc acquisita da Cdp).
Cinzia Bonfrisco, senatrice della Lega (qui l’intervista a Formiche.net), ha invece spostato l’attenzione sulla “necessità di valorizzare attuali asset di reti, come Infocamere e Sogei. Immaginiamo cosa vorrebbe dire se qualcuno vi mettesse sopra le mani?”. Di qui un appello accorato affinché “tutte le imprese italiane possano avere parità di accesso alla rete. In questo senso giudico positivamente il fatto che la Cassa si sia posta il problema della sovranità di un’infrastruttura così importante. Io condivido sempre quando si solleva il problema dell’interesse nazionale”.