A partire dal 2008, “la Russia ha usato forme vecchie e nuove di aggressione per minacciare le nostre società aperte e le fondamenta della pace e della stabilità internazionale”. Questo il sunto delle ultime dichiarazioni pubbliche da consigliere alla sicurezza nazionale del generale a tre stelle McMaster, che è stato licenziato due settimane fa via twitter da Trump e dal 9 Aprile sarà sostituito dal falco John Bolton. L’evento tenutosi ieri all’Atlantic Council per celebrare la parthership tra Usa e Paesi baltici è stato per McMaster un’occasione per rilanciare un tema, quello della minaccia che il Cremlino pone alle democrazie occidentali, che il generale vede come prioritario e che teme la Casa Bianca, dopo la sua dipartita, possa far scivolare in fondo all’agenda.
McMaster è stato uno dei critici più severi delle politiche di Putin all’interno di un’amministrazione, quella Trump, che ha invece trattato con un certo imbarazzo i temi riguardanti Mosca e dintorni. Il presidente, infatti, ha sempre visto le accuse dei democratici e di una buona parte dello “stato profondo” Usa contro le interferenze russe nelle elezioni come un tentativo deliberato di delegittimarlo. Se a questo si aggiunge la disavventura che aveva colpito il predecessore di McMaster, Michael Flynn, costretto a dimettersi per aver mentito sui rapporti intrattenuto con Mosca, si capisce come mai la Casa Bianca abbia sempre faticato a esporsi sulla minaccia russa.
Le parole del generale suonano quindi come un monito per chi lo sostituirà. “Per troppo tempo le nazioni hanno guardato dall’altra parte di fronte a queste minacce… la Russia nega sfacciatamente e implausibilmente le sue azioni, e noi non siamo stati in grado si infliggerle costi sufficienti”.
L’attacco al nervino di Salisbury, eretto a simbolo della politica aggressiva di Mosca, è secondo il generale “un’aggressione alla sovranità del Regno Unito” ed è sintomatica del nuovo tipo di guerra che Mosca è disposta a combattere. “Putin – spiega McMaster – crede di stare vincendo in questa nuova forma di guerra. Può pensare che le sue aggressione a Salisbury, nel cyberspazio, nell’aria e nelle acque alte possono indebolire la nostra fiducia, le nostre istituzioni e i nostri valori”. “Forse – prosegue il generale – crede che le nostre nazioni libere siano deboli e non risponderanno alle sue provocazioni. Si sbaglia”.
McMaster è consapevole che servirà la collaborazione di tutta l’anglosfera e dei suoi alleati occidentali per rispondere a tono allo sharp power russo, e cita addirittura la collaborazione tra gli alleati per liberare l’Europa dal Nazionalsocialismo. “Possiamo tutti aiutare Putin a comprendere il suo grave errore – spiega il generale – potremmo mostrargli le spiagge della Normandia, dove i crateri e i fori di proiettile ancora presenti dimostrano la determinazione dell’occidente nel sacrificarsi per difendere la nostra libertà”.
L’espulsione di 150 diplomatici russi da parte di quasi 30 Paesi, secondo il consigliere alla sicurezza nazionale uscente, “aiuterà a proteggere le nostre istituzioni democratiche, perché questi agenti russi orchestrano la campagna russa di propaganda, disinformazione e eversione politica”. Allo stesso modo il nuovo centro europeo di eccellenza Nato-Ue per combattere le minacce ibride, che vede la partecipazione degli Usa accanto a quella dei partner europei, “contribuirà alla difesa dalla nuove forme di aggressione”.
Tuttavia, secondo il generale, è necessario fare ancora di più per fare deterrenza contro gli attacchi di Mosca. Soprattutto per adattare i sistemi di difesa alla guerra ibrida. “Dobbiamo riformare i nostri strumenti militari, politici, economici e giuridici – spiega McMaster – per difendere la nostra sovranità, proteggere i nostri dati e la nostra base innovativa”. Qui il generale, pur plaudendo allo sforzo delle repubbliche baltiche, invita gli altri alleati Nato a fare di più e a onorare l’impegno preso al Summit del Galles di assegnare alla difesa il 2% del Pil. “La nostra sicurezza reciproca richiede il contributo di ognuno di noi”, ammonisce il generale.
Nulla è garantito, conclude McMaster, “oggi la sopravvivenza delle nostre società libere e aperte dipende dalla fiducia nei nostri valori, nel nostro valore, nel nostro patrimonio e nella nostra volontà di proteggere la nostra libertà”.