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Perché superare lo scontro e puntare al dialogo. Parla Deborah Bergamini (Fi)

bergamini

“Il bipolarismo ha prodotto una grande conflittualità. Oggi questa legge elettorale e il nuovo quadro politico spingono i partiti a riaggiornare il loro assetto e dialogare tra loro. Ed è quello che Forza Italia sta cercando di fare”. Al Quirinale si è concluso con un nulla di fatto il primo giro consultazioni. La soluzione ancora non c’è e Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio sembrano ancor più distanti. Facciamo il punto della situazione con Deborah Bergamini, deputata rieletta di Forza Italia.

Bergamini, ci sarà un governo Di Maio-Salvini senza Forza Italia?

Le prove tecniche di dialogo tra Lega e M5S sembrano funzionare meglio rispetto alle altre. Porterà a un governo Di Maio e Salvini? Non lo sappiamo. Come non sappiamo se esiste già un accordo tra loro, come alcuni sostengono. So però che Forza Italia è in campo e vuole dialogare con tutti senza veti o preclusioni. Salvini è un politico accorto: allearsi col M5S facendo saltare il centrodestra sarebbe una mossa non all’altezza della sua intelligenza.

Anche Forza Italia, però, ha detto no a un governo coi populisti…

Fi non è disponibile a un governo fondato su odio, invidia e demonizzazione dell’avversario e ha fatto bene Berlusconi a puntualizzarlo. Porre veti facendo le pagelle sul voto degli italiani è sbagliato e poco rispettoso della volontà popolare. Ci vuole rispetto istituzionale verso tutte le forze politiche. Berlusconi ha capito che occorre dialogare: è capace di mettere da parte gli steccati per arrivare a una soluzione per rispondere alle urgenze del Paese con grande senso di responsabilità.

Il veto dei 5 Stelle verso Berlusconi, però, sembra invalicabile.

A mio avviso il veto posto dai grillini è tattico, un tentativo per spaccare il centrodestra. La stessa cosa stanno cercando di fare verso il Pd. Ma non è il modo giusto per affrontare questo difficile momento di stallo del quadro politico.

Perché il Cavaliere non vuole assolutamente tornare alle urne? Teme un ulteriore calo rispetto alla Lega?

Assolutamente no. Il suo timore, semmai, è che si possa ripetere lo stesso risultato frammentato del 4 marzo, facendo perdere altro tempo al Paese di fronte alle scadenze europee. I nostri conti pubblici necessitano di un governo stabile, nel pieno delle sue funzioni. C’è il Def, ci sono i provvedimenti da prendere per non far scattare le clausole di salvaguardia, ci sono importanti decisioni a Bruxelles da cui rischiamo di essere esclusi.

Se però si andasse di nuovo al voto, Berlusconi potrebbe tornare candidabile.

Questo non possiamo saperlo e non facciamo calcoli in tal senso.

Come procede l’opa della Lega su Forza Italia?

Non c’è alcuna opa. E non ci sono forzisti che rispondo a Salvini più che a Berlusconi. Troppe volte nella storia recente ho visto dare Fi per morta e poi è accaduto il contrario. Poi è vero che, al nostro interno, ci sono persone che pensano che il partito unico sia più adatto a interpretare questo momento storico. Io, invece, sono convinta che restare divisi sia meglio perché, parlando a due elettorati diversi, si prendano più voti, come ha dimostrato il 37% del 4 marzo. Non è detto che unendo Fi e Lega in un unico partito i loro voti si sommino, anzi di solito non succede.

In queste settimane si è avuta la sensazione che Berlusconi preferisca governare con Renzi piuttosto che con Di Maio. È vero?

Posso solo dire che la nostra passata collaborazione con il Pd con il patto del Nazareno e il governo Letta non ha dato buoni frutti. Penso non sia un’esperienza da ripetere.

Dopo il voto Salvini ha dismesso certi toni lepenisti per indossare l’abito blu. Come giudica questa trasformazione?

Credo che Salvini abbia capito che la campagna elettorale è finita e che il voto del 4 marzo, come dicevo all’inizio, ha imposto un cambio di passo, una nuova fase politica che spinge le forze politiche al dialogo piuttosto che allo scontro.

 


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