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Caro Renzi, fai un passo avanti per scongiurare l’asse M5S-Lega. Parla Claudio Velardi

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Il conflitto siriano e le ripercussioni internazionali sono entrate prepotentemente nel dibattito sulle consultazioni per la formazione del governo italiano. In una situazione così grave, non è pensabile che il leader di uno dei maggiori partiti italiani resti arroccato sull’Aventino e non apra al dialogo con le altre forze in campo, per scongiurare una deriva filoputiniana dell’Italia. Sono, in estrema sintesi, le parole di Claudio Velardi, già ex consigliere di Massimo D’Alema, ma molto vicino a Matteo Renzi a cui però non ha mai risparmiato critiche, sul ruolo che il Partito democratico e l’ex segretario dovrebbero ricoprire in questo momento di crisi internazionale.

Come influisce la crisi siriana nel dibattito sulla formazione del governo?

È una grande novità che ci deve preoccupare molto, perché fin quando le vicende della nascita del governo riguardano il piccolo pollaio italiano, son problemi che si possono affrontare e non affrontare. Anche la seconda forza politica del Paese, ossia il Pd può scegliere di chiamarsi fuori dopo aver perso le elezioni, ma nel momento in cui c’è una crisi di questa portata è evidente che le posizioni vadano un po’ riviste.

Cosa intende?

L’Italia anche non avendo un ruolo di primissimo piano nella vicenda militare, ovviamente è un grande alleato dei Paesi occidentali e degli Stati Uniti. Uno dei due maggiori vincitori delle elezioni ha molto apertamente posizioni filoputiniane, Matteo Salvini, mentre invece Luigi Di Maio ha preso delle posizioni molto più sfumate e anzi negli ultimi giorni si è schierato in termini filoatlantici, cambiando anche le sue posizioni di un tempo. Il Pd che cosa fa, sta alla finestra? Mette a rischio la collocazione occidentale del Paese avallando la nascita di un governo in cui le posizioni filorusse possono avere una loro prevalenza? A me sembrerebbe una follia.

Cosa dovrebbe fare, allora, il Pd?

Io capisco bene che oggi il Partito democratico è in una condizione tale, dal punto di vista interno, da non essere in grado di prendere una posizione politica forte, però dovrebbe, nell’assemblea del 21, decidere una moratoria delle guerre intestine e interne e aprirsi ad una discussione con gli interlocutori, ossia il Movimento 5 Stelle. Il tutto dovrebbe farlo l’unico esponente Pd che ha la forza per poterlo fare, e mi riferisco ovviamente a Matteo Renzi. Oggettivamente non può che essere lui.

Il segretario del Partito democratico è Maurizio Martina…

Certo, e Martina può continuare a essere segretario proseguendo nella gestione della situazione attuale. Ma politicamente io mi aspetto che colui che ha governato il Paese per tre anni e più dica la sua, non resti sull’Aventino, e la dica in maniera chiara ponendo al partito una scelta di responsabilità.

Cosa si rischia, se il Pd non si fa avanti e si confermasse l’asse M5S-Lega?

Succederebbe che noi andremo all’interlocuzione con i nostri alleati dell’Occidente facendo la parte dei putiniani. Ma stiamo scherzando? Io immagino che anche il Presidente della Repubblica è molto preoccupato dalla possibilità di una deriva del genere. Non è possibile avallare così tranquillamente uno sviluppo di questa natura.

Insomma, il Pd e Matteo Renzi devono fare un passo avanti.

Io non ero dell’idea, nei primi giorni successivi alle elezioni, che il Pd dovesse entrare nel dibattito sulla formazione del governo, pensavo che gli potesse fare bene un periodo di opposizione, ma nel momento in cui le cose iniziano a diventare così problematiche non si può stare a guardare.

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