Ufficialmente nessuno parla di corsa al riarmo, ma di fatto si è già verificata. Cosa sta cambiando nel risiko mediterraneo dopo gli assist di Parigi ad Atene e di Mosca ad Ankara? Alexis Tsipras “affitta” due fregate classe Fremm dalla Francia di Emmanuel Macron, che le concede in leasing per cinque anni.
Ma l’affare porta in grembo la costruzione di un nuovo puzzle nel quadrante del Mare Nostrum, dopo che la Turchia di Erdogan ha acquistato missili S-400 russi per un valore di 2,5 miliardi di dollari. E la diplomazia turca si scaglia contro Ue e Nato.
ASSE ATENE-PARIGI
La tensione resta altissima fra Grecia e Turchia, con le rivendicazioni di Erdogan sulle isole dell’Egeo orientale e le quotidiane provocazioni degli F16 turchi nei cieli ellenici. Per questa ragione Atene ha annunciato che entro l’estate avrà a disposizione due nuove fregate anti nave e anti som, noleggiate dalla Francia. Si tratta molto probabilmente della Aquitania e della Languedoc, dotate dei più avanzati sistemi di difesa e attacco, Classe Fremm, realizzate in partnership tra Italia e Francia. Si sommano alla flotta della Marina Militare greca che comprende due fregate, quattro cacciatorpedinieri, quattro sommergibili e tre elicotteri oltre a un P-3 Orion.
La Fremm è un mezzo specializzato per l’attacco al suolo in profondità e il bombardamento controcosta in appoggio alle forze da sbarco, grazie ad un sistema di autodifesa antiaerea AAW (Anti Air Warfare) con missili Aster 15 e missili superficie/aria MBDA Aster 30 per la difesa antiaerea d’area. Nella versione francese anche il sistema di difesa ASuW (Anti Surface Warfare) con il missile Exocet.
Il vice ministro della Difesa greco Fotis Kouvelis lo ha confermato ufficialmente: “Il primo ministro Alexis Tsipras ha recentemente parlato con il presidente francese Emmanuel Macron e hanno concordato che le due fregate saranno consegnate alla Grecia. Inizieranno a navigare entro un breve lasso di tempo, durante l’estate. La Grecia non può entrare in una corsa agli armamenti, ma deve rafforzare la sua forza deterrente”. E chiama in causa la Nato auspicando un intervento più specifico sulle situazione greco-turca da parte del numero 1 Stoltenberg.
L’idea del governo di Atene è di acquistarle alla scadenza del leasing tra cinque anni, ma al di là dell’ordine in sé c’è anche la volontà di Parigi di infuenzare l’area del Mediterraneo orientale ponendosi come new player, soprattutto dopo che gli Usa hanno individuato la Grecia come nuovo hub militare per navi, aerei e sottomarini a stelle e strisce, in un momento in cui di contro Ankara può contare sui missili russi appena acquistati, che hanno sollevato le preoccupazioni di Usa e Nato.
CHE RISIKO
Intanto dal Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo arriva il primo atto ufficiale sui rapporti ormai tesissimi tra i due paesi. Vota a maggioranza schiacciante (607 sì, 7 no e 18 astenuti) la risoluzione B8-0194 / 2018 sulla violazione dei diritti umani e dello stato di diritto, per i due soldati greci arrestati e detenuti in Turchia. Nella risoluzione si legge che “con riferimento agli sforzi del governo greco per assicurare il rilascio e il ritorno dei soldati, chiede perché il tribunale turco ha deciso di continuare la detenzione dei due soldati, perché i due soldati greci sono stati detenuti in una prigione turca da più di un mese senza essere accusati di sapere perché sono accusati”.
Per questa ragione invita il Consiglio, la Commissione e il Servizio per l’azione esterna e tutti gli Stati membri dell’UE a mostrare solidarietà alla Grecia e altresì invita le autorità turche “a seguire diligentemente le procedure giuridiche e a rispettare pienamente, per quanto possibile, tutti i diritti umani sanciti dal diritto internazionale, compresa la Convenzione di Ginevra”. Ma la situazione al confine grecoturco sul fiume Evros resta complicata, con anche il numero di migranti in aumento esponenziale in questo aprile si dice anche come ripicca di Ankara, che invece sarebbe vincolata dall’accordo sui migranti con l’Ue siglato nel 2016.
TURCHIA CONTRO UE E NATO
La reazione dell’Ambasciatore della Turchia presso l’Ue si ritrova in una nuova accusa ad Atene, all’Ue e alla Nato: “La Grecia è quella che ci sfida – ha dichiarato Farouk Kaimaktsi – Alcuni stanno cercando di ritrarre la Turchia come un paese aggressivo, ma quale è la ragione per posizionare fiori su una roccia su una piccola isola nell’Egeo? Ne abbiamo bisogno? Queste azioni non soddisferanno alcuna rivendicazione di sovranità”. Aggiungendo sull’altro spinoso caso relativo agli idrocarburi a Cipro, che “la demarcazione non è ancora completa e finché i ciprioti greci non saranno d’accordo con i ciprioti turchi in queste zone, i greco-ciprioti non possono fare nulla”.
Sulla preoccupazione di Washington e Bruxelles circa l’acquisto turco dei missili russi Kaimaktsi lancia accuse precise all’alleanza atlantica: “La domanda è: siamo stati abbandonati da alcuni dei nostri alleati nella Nato? Quando abbiamo avuto bisogno della Nato nei nostri momenti più difficili, alcuni dei nostri alleati nella Nato non ci hanno supportato. Mi riferisco alla guerra in Siria e agli sviluppi in Iraq”.
(Foto:Matubu, CC BY-SA 3.0)