È scontro totale tra Grecia e Turchia: i militari ellenici detenuti da Ankara da 35 giorni potrebbero restare lì 15 anni. Lo ha detto il ministro degli esteri di Atene Panos Kammenos che ha chiamato Erdogan “sultano”. La replica di Ankara, nel giorno dell’incontro tra Erdogan e Putin, è sul filo della minaccia di guerra.
Nel mezzo la tesi gravissima espressa da alcuni analisti sui media ellenici e dallo stesso ministro secondo cui il commando turco era appostato alla frontiera greca per studiare possibilità di ingresso e una volta visti i due militari greci li ha catturati intenzionalmente. Oggi Tsipras convoca un consiglio dei ministri di urgenza.
ACCUSE
Il ministro Kammenos ha dichiarato ai giornalisti che la cattura dei due soldati potrebbe essere stata orchestrata dalla Turchia. Il clima si è fatto estremamente pesante dopo le provocazioni turche e la decisione senza precedenti del Maximos, sede del governo di Atene, di epitetare Erdogan in un comunicato ufficiale “sultano”. In seguito lo stesso ministro della Difesa gli ha dato del pazzo: “L’uomo è completamente impazzito. Incolpa Netanyahu, poi gli altri americani. Ha fatto una dichiarazione contro Netanyahu, con un pazzo non si trova la quadra”.
E ha stimato che la detenzione dei due soldati greci nelle prigioni turche potrebbe durare a lungo, almeno tre lustri, “in un Paese in cui non ci sono tribunali e la giustizia lavora agli ordini del sultano”.
Un panorama a cui si somma l’escalation sulla sovranità dell’isola di Imia, nel Dodecaneso. Da Ankara il portavoce del ministero degli esteri turco ha detto che la legge greca su quasi 450 aree (la n.4519 che crea siti di interesse comunitario e di zone di protezione speciale per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali) sottoposte al programma “Natura 2000” altro non è che l’ennesimo tentativo della Grecia di sfruttare questi strumenti per rivendicazioni territoriali nell’Egeo.
SCENARI
Il ministero degli esteri turco ha definito “irresponsabile” la presa di posizione di Atene ma è ormai chiaro come Erdogan non intenda fare nulla per stemperare i toni. La controreplica di Tsipras si è sviluppata sulla traccia “non provochiamo nessuno, ma non abbiamo paura di nessuno”. Il riferimento del premier greco in quel tweet è al tentativo di impedire che l’escalation continui e sfoci in un “terreno ancora inesplorato”.
La Turchia inoltre secondo fonti diplomatiche elleniche starebbe cercando di scambiare i due soldati greci con gli otto ufficiali dell’esercito turco che hanno ricevuto asilo in Grecia dopo il fallito golpe del luglio 2016. Ma ufficialmente Ankara smentisce questa tesi e continua le provocazioni militari. Un caccia F16 dell’aviazione turca ha sorvolato a bassa quota l’isola greca di Farmakonisi: è entrato nello spazio aereo greco per 15 minuti attivando le contromisure dell’aviazione ellenica.
PIANO DIFESA
Ieri il Parlamento di Atene ha dato il via libera con procedura accelerata ad un nuovo piano per la difesa del valore di 1 miliardo di euro: i vecchi Mirage saranno sostituiti, al pari di blindati e sistemi anti missile. Gli 85 caccia F16 necessitano di un ammodernamento come le fregate e dei cacciatorpedinieri. I primi 55 milioni dovrebbero essere stanziati a breve per ammodernare i C-130 e i C-27. La commissione difesa è stata convocata alla presenza di tutti i capi delle forze armate, Evangelos Apostolakis, Alcibiade Stefanis, Nikos Tsounis e Christos Christodoulou.
Intanto non si fermano le esercitazioni militari in tutta la Grecia. Dopo la Delta Force anfibia impiegata nell’Egeo orientale la scorsa settimana, ecco l’ottava Brigata Meccanizzata impegnata in Epiro al confine con l’Albania a dimostrazione di una situazione di elevata tensione.
MEETING
In questa cornice si inserisce la visita di due giorni del presidente russo Vladimir Putin in Turchia: al centro la centrale nucleare di Akkuyu, nella provincia di Mersin, la cooperazione militare che ha visto Ankara acquistare da Mosca i missili S-400 e il caso dei due militari greci detenuti a Edirne, su cui Putin dirà senza dubbio qualcosa essendo molto legato ad Atene.
Ci sarà anche un incontro trilaterale con il presidente iraniano Hassan Rohani, ma il piatto forte sarà la Siria con la cosiddetta “iniziativa di Astana” il protocollo iraniano-russo-turco per la risoluzione diplomatica del conflitto. Un incontro particolarmente importante perché il quadro ha subito un decisivo cambio di passo dopo l’invasione turca di Afrin e la conquista quasi totale del Gouta orientale.
Il riavvicinamento russo-turco è comunque un fatto che ha delle particolarità oggettive, dal momento che solo due anni e mezzo fa, nel novembre 2015, un aereo da caccia russo era stato abbattuto da turco F-16, vicino al confine con la Siria, portando i due paesi sull’orlo della rottura.
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