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Senza una politica estera decisa, l’Italia rischia la marginalizzazione. Parla Lia Quartapelle (Pd)

democrazia, Quartapelle

Stupore e incredulità per il silenzio delle forze politiche che si candidano a governare il Paese di fronte alla vicenda siriana che, in questi ultimi giorni, ha preso una piega preoccupante. La deputata del Partito democratico, Lia Quartapelle, raggiunta telefonicamente da Formiche.net, interrompe per qualche minuto la partecipazione alla seduta della Camera, impegnata in queste ore nell’istituzione di una Commissione speciale per l’esame del Documento di economia e finanza e di atti urgenti che il governo ha trasmesso a Montecitorio, per commentare lo scontro – per ora – di dichiarazioni, tra Washington e il Cremlino dopo l’uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad nella città di Douma, che ha provocato 70 morti tra i civili. All’attacco chimico ha risposto anche il presidente francese Macron, così come la Gran Bretagna, mentre dall’Italia è arrivata la condanna del ministro degli Esteri Angelino Alfano.

In che misura quello che sta succedendo in Siria riguarda anche l’Italia?

C’è una turbolenza grave in un’area che per il nostro Paese è strategica, quella del Mediterraneo, e pare non se ne sia accorto nessuno. In Siria sono morte più di 70 persone, sono stati usati dei gas chimici, sono state violate quindi delle convenzioni internazionali. Capisco che siamo un Paese con un governo occupato a sbrigare gli affari correnti e che quindi ha una voce meno forte, ma io mi aspetterei da chi oggi si dice pronto a governare e smanioso di salire a Palazzo Chigi che ci sia almeno una comprensione dei problemi in cui si trova immersa l’Italia e anche una capacità di reazione per tutelare il nostro interesse nazionale.

Su Formiche.net è stato pubblicato un appello che ha chiamato alla responsabilità sulla politica estera. Cosa dovrebbero fare le forze politiche italiane?

Le parole di Alfano, che sono giustissime di preoccupazione e di allarme, per una volta cercano di posizionare il nostro Paese in una discussione internazionale su un crimine gravissimo commesso da Bashar al Assad. A me colpisce molto che le forze politiche che si candidano e sono in pole position non si siano accorte di cosa è successo o pensano che siano cose su cui l’Italia – un Paese membro del G7, che ha nel centro del Mediterraneo interessi relativi alla nostra sicurezza nazionale, alla sicurezza energetica, allo sviluppo futuro del Paese, alla gestione del fenomeno delle migrazioni – possa evitare di prendere posizione. La trovo una cosa gravissima, di una irresponsabilità impressionante. Noi, il Partito democratico, siamo stati l’unica forza politica a chiedere al governo di venire in Aula a riferire. Se domani ci dovesse essere un attacco americano, francese o di una coalizione internazionale che cosa pensano di fare le forze che dopodomani devono esprimere un ministro degli esteri e una linea di politica estera? A me piacerebbe saperlo.

Cosa rischia l’Italia con questo immobilismo?

C’è una grande sottovalutazione del problema, si rischia una vera e propria marginalizzazione. Noi rischiamo di non sederci neanche al tavolo dove si discute dei nostri interessi nazionali e sono davvero colpita che la Lega e il Movimento 5 Stelle – che sono state elette una con lo slogan “prima gli italiani” e l’altra sostenendo che le istituzioni internazionali non ci difendevano, che non eravamo abbastanza presenti, che avremmo dovuto rivoluzionare tutto anche a livello internazionale -, oggi non abbiano speso una parola sulla Siria e sull’inasprimento del conflitto, come se non si rendessero conto che sono crisi che riguardano prima di tutto l’Italia e la tutela dell’interesse nazionale italiano.

Quale linea di politica estera esprimerebbe un eventuale ministro degli Esteri del Partito democratico, in questa situazione?

Io non credo che si possa parlare di una politica estera del Partito democratico. Sarei molto preoccupata se ci fosse una posizione del Pd molto diversa rispetto a quella degli altri partiti. Penso che tutte le forze politiche siano chiamate a tutelare l’interesse nazionale e questo si tutela prima di tutto cercando di dare una linea di continuità alla nostra politica estera. Il Partito democratico l’ha fatto negli anni del suo governo, ereditando anche tante difficoltà e una scarsa autorevolezza dell’Italia sullo scenario internazionale dopo gli anni del governo del centrodestra. Il Pd, quindi, terrà la posizione che ha tenuto quando era al governo: una linea di continuità rispetto ai nostri alleati storici, una linea di grande preoccupazione e quindi di disponibilità ad assumersi delle responsabilità nel quadrante del Mediterraneo, una linea che parla di tutela del diritto internazionale, perché qui stiamo parlando di un crimine sull’umanità, e di ricerca di una soluzione pacifica, rapida ed efficace.

La Francia di Macron è particolarmente attiva nello scenario estero e mediorientale.

Non è che è particolarmente attiva, fa quello che fa un Paese mediterraneo, si preoccupa del fatto che nel Mediterraneo ancora una volta sono state usate delle armi chimiche e cerca degli alleati per evitare che questi crimini contro l’umanità vengano compiuti ancora e per fare in modo che l’Unione europea abbia un ruolo importante.

La Russia ha parlato di “fake news” riferendosi all’attacco con armi chimiche degli scorsi giorni nella città di Douma.

La Russia, ogni volta che si parla di utilizzo di armi chimiche, cerca di confondere le acque suggerendo che si tratti di uno strumento di propaganda, di cose non vere. Le foto dei bambini che respirano attaccati all’ossigeno o dei corpi delle persone irrigidite, morte e senza ferite, li abbiamo visti tutti. La propaganda, quindi, non la sta facendo chi ne denuncia l’uso.

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