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Avviso ai naviganti: Tajani c’è. E segna l’area di gioco di Forza Italia

A poche ore dall’avvio delle consultazioni al Quirinale il barometro segna calma piatta, nel senso che nessuno sembra avere fretta, nessuno tiene in vita toni troppo polemici, nessuno pare cosi voglioso di trovare una soluzione per formare un governo e nessuno si agita per tornare presto al voto.

Mattiamola in allegria, senza andare troppo lontano dal vero: allo stato il governo Gentiloni in carica per gli affari correnti piace a tutti, come una cravatta di Marinella.

È pero molto interessante l’intervista di oggi a Repubblica di Antonio Tajani, che mescola con abilità questioni interne ed internazionali.

In buona sostanza il presidente del Parlamento europeo (fino al 2019, quando si voterà) ci dice tre cose. La prima è che, d’intesa con il Cavaliere, è pronto a guidare Forza Italia, polverizzando così tutti i discorsi di “partito unico” che tanto stanno a cuore all’ala “leghista” del suo partito, impersonata dal presidente della regione Liguria Toti ed altri (non senza qualche sostegno dei due ex capigruppo Romani e Brunetta).

In secondo luogo Tajani smonta in modo categorico ogni ipotesi che veda Di Maio a Palazzo Chigi: la coalizione di centro-destra è arrivata prima e quindi deve esprimere il primo ministro nella figura di Matteo Salvini.

Infine, bacchetta lo stesso Salvini sul fronte internazionale, volgendo lo sguardo alle sanzioni in vigore contro la Russia.

Qui Tajani gioca di fino: giudica le sanzioni dannose per tutti ma critica la ricerca di soluzioni unilaterali, ricordando che solo l’Europa ha la forza di dialogare senza sudditanza con lo zar Putin (cui rimprovera il mancato rispetto degli accordi di Minsk sull’Ucraina e un eccesso di disinvoltura nei giochi di spie).

Insomma un Tajani assolutamente a suo agio nel ruolo di guida del partito, perfettamente in sintonia con il Cavaliere ma al tempo stesso forte di un’autorevolezza conquistata sul campo in Italia e nel resto del mondo.

Adesso però torniamo alle consultazioni che iniziano domani, cioè il vero motivo dell’intervista.

Nel gioco di tacco e punta (Forza Italia è partito autonomo, però c’è una coalizione che è arrivata prima alle elezioni) Tajani vuole ribadire che nessuno può puntare l’indice contro Berlusconi, più che legittimato dai 4,5 milioni di voti raccolti una lista con il suo nome sopra: quindi neanche Luigi Di Maio.

E vuole richiamare Salvini ad una assunzione di responsabilità tanto sul piano interno, sconsigliandogli di avventurarsi in un accordo a due con M5S che lasci fuori tutti gli altri (lo va scrivendo da giorni quella vecchia volpe di Gianfranco Rotondi), quanto su quello internazionale, affinché nessuno si illuda di poter governare senza fare i conti con Bruxelles, dove abbondano gli strumenti per mettere in crisi il governo italiano (soprattutto oggi che siamo a pochi mesi dalla fine del mandato di Mario Draghi alla Bce).

Diciamo che Tajani ha estratto un suo personalissimo “cartellino giallo”, indirizzato a Di Maio e (soprattutto) a Salvini. Uomo avvisato, mezzo salvato.

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