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Nella Terza Repubblica si naviga a vista: istruzioni per l’uso

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Prendiamo quel che c’è di buono da questi estenuanti due mesi, provando a trarne alcune conclusioni logiche per vedere come uscire dall’impasse in cui siamo finiti (per molti versi più comica che tragica).

Punto primo, ovvero la bufala del governo SalviniDi Maio.

A mio avviso non c’è perché non c’è mai stato, anche se i due hanno abilmente fatto credere a tutti il contrario. Sono stati bravi nello scegliere insieme i presidenti delle Camere e sono stati bravissimi nel cavalcare, diversi ma convergenti, i sentimenti anti-renziani degli ultimi due anni.

Però sono oggettivamente rivali, perché giovani, nuovi e tosti, come ben si vede nelle elezioni in Molise e Friuli (due vittorie su due per Salvini, aspetto da non sottovalutare).

Ma soprattutto sono rivali perché espressione di un modo di fare politica che non prevede troppi accordi o compromessi: in poche parole due figli purissimi del maggioritario.

Punto secondo: la legislatura ha una fragilità strutturale cui è sostanzialmente impossibile porre rimedio.

Ciò dipende in parte dalla disgraziatissima legge elettorale ma anche dal fatto che siamo nel pieno svolgimento di cambiamenti “epocali” di cui ancora non conosciamo l’esito finale.

È infatti in corso un triplice mutamento di enorme rilievo, perché c’è quello nel centrodestra (la Lega più forte di Forza Italia), c’è quello a sinistra (il post-renzismo, ammesso che sia iniziato, nessuno sa cos’è) e c’è quello grillino, che prova con il giovane e ambizioso Di Maio a passare dal “VaffaDay” a Palazzo Chigi (operazione ad altissimo rischio).

Punto terzo, con questa legge elettorale non ha senso tornare a votare, perché ci ritroveremmo messi peggio di adesso.

Quindi occorre trovare una strada dignitosa per uscire dal guado, magari con un accordo di governo e una qualche intesa parlamentare in grado di gestire questa sorta di “transizione”, quanto lunga nessuno lo sa.

Ecco perché il filo di un dialogo tra M5S e Pd è in piedi ed ha anche un senso, pur nelle oggettive differenze e distanze. Superato il passaggio friulano, che porterà il leghista Fedriga alla presidenza della regione, saranno finiti gli alibi a disposizione di tutti, quindi si dovrà fare sul serio.

L’ha capito anche Matteo Renzi, che non a caso proprio domenica torna in Tv da Fabio Fazio.

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