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La Turchia fra voto anticipato, opposizione a Erdogan e libertà di stampa. Il punto di Marta Ottaviani

erdogan, turchia, mediterraneo

In una Turchia dove ieri sera 15 giornalisti del quotidiano Cumhuriyet sono stati condannati da 2 a 8 anni di carcere, tutti i principali giornali, questa mattina, erano molto più impegnati a titolare sulla divisione interna all’opposizione in vista dell’election day del prossimo 24 giugno, quando il popolo turco sarà chiamato a scegliere, con oltre un anno di anticipo, i membri del nuovo Parlamento e il nuovo Capo di Stato.

I 15 reporter di Cumhuriyet possono ancora ricorrere in appello, cosa che, con una magistratura sempre più appiattita sulle posizioni governative e centinaia di magistrati in carcere, appare una partita persa in partenza. I reporter sono stati accusati di sostegno a organizzazione terroristica, in particolare a Fetö, il network di Fethullah Gülen, ex eminenza grigia della politica turca, un tempo alleato del presidente Erdogan e oggi nemico numero uno del Paese, considerato anche l’artefice del golpe fallito del luglio 2016. In pratica, i giornalisti di Cumhuriyet, da sempre organo di riferimento dell’élite laica in Turchia, sono finiti vittime delle purghe e del repulisti ordinato da Erdogan per eliminare tutti gli oppositori di diversa matrice nel Paese.

Intanto, la strada verso il voto del prossimo 24 giugno, che avverrà con lo Stato di emergenza ancora in essere, sembra essere spianata, adesso anche dal punto di vista del calendario. L’alta Commissione Elettorale, ha stabilito che le coalizioni dovranno essere stabilite entro il 6 maggio, i candidati alla presidenza della Repubblica entro il 9 e quelli al Parlamento entro il 21.

Se la coalizione fra il partito di Erdogan, l’Akp e i nazionalisti del Mhp, sembra da tempo cosa fatta, le cose in casa dell’opposizione sembrano molto più complicate. I repubblicani del Chp dovrebbero correre insieme al nuovo partito di centrodestra Iyi Parti. Ma sui candidati alla presidenza della Repubblica, l’accordo sembra lontano e entrambi i partiti potrebbero esprimere un loro candidato e appoggiare quello dell’altro nel caso si andasse a un ipotetico secondo turno l’8 luglio.

L’obiettivo di Recep Tayyip Erdogan, è quello di chiudere i conti già il 24 giugno, ma per farlo ha bisogno del 50% più 1 dei consensi. Quasi sicuramente dovrà vedersela con Meral Aksener, prima donna candidata alla presidenza della Repubblica e fondatrice dell’Iyi Parti, che mira a diventare l’exploit di queste elezioni. Più difficile la situazione in casa curda. Il partito Hdp, che rappresenta la minoranza politicamente, in questo momento conta 13 deputati e migliaia di attivisti in carcere con l’accusa di terrorismo. L’obiettivo è quello di raggiungere almeno il 10% dei consensi, soglia minima prevista dalla legge turca per entrare in Parlamento.


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