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In assenza della Ue, tocca a Washington ammonire la Russia sull’Ucraina

La stazione di filtraggio dell’acqua pubblica di Avdiyivka, area di Donetsk, Ucraina, è stata temporaneamente chiusa mercoledì pomeriggio per ragioni di sicurezza: il giorno precedente cinque tecnici che stavano lavorando nell’impianto sono rimasti feriti sotto il fuoco di cecchini.

La Donetsk Filtration Station si trova lungo la linea di divisione del fronte tuttora aperto tra esercito regolare e separatisti filorussi, e rifornisce aree sotto il controllo dei ribelli e altre rimaste in mano al governo per un totale di qualche centinaio di migliaia di persone. Più volte è finita in mezzo gli scontri a fuoco, e Kiev ha denunciato che spesso sono state operazione false flag ideate dai filorussi per far ricadere le colpa sull’esercito ucraino e poterne denunciare l’attacco contro obiettivi civili di prima necessità.

Non sono chiare le dinamiche di quanto successo – e non è certo un episodio di primo livello – ma il dipartimento di Stato americano ha usato le informazioni in suo possesso per pressare la Russia. Mercoledì, la portavoce, Heather Nauert, ha reso pubblico uno statement in cui ha ricordato che prima dell’attacco dell’altro ieri, cose simili erano successe al vicino campo pozzi (che pompa l’acqua per oltre tre milioni di ucraini di qua e di là del fronte), ha inviato le parti in guerra alla responsabilità per evitare “una crisi umanitaria”, ha chiesto a tutti di ritirarsi dalle postazioni attorno alle strutture critiche civili e permettere ai tecnici di operare, e poi – abbondando la posizione diplomatica terza – ha detto che il dipartimento “coglie questa opportunità per ricordare alla Russia di ritirare le proprie forze dall’Ucraina dell’Est e mettersi d’impegno per implementare gli accordi di Minsk”, quelli che dovrebbero avviare verso il deconflicting.

Con la tensione tra Stati Uniti e Russia a livelli elevatissimi, il dossier Ucraina non ancora concluso resta un territorio di confronto che Washington sfrutta per attaccare Mosca (e viceversa: è una semplificazione, ma c’è da ricordare che sull’attuale situazione globale lo scacco putiniano in Crimea ha un peso elevatissimo).

La criticità e la complessità della situazione non riguardano solo le ultime dal fronte (a proposito: i militari ucraini denunciano che i filorussi sono tornati a colpire con pezzi d’artiglieria da 152mm proprio nell’area di Avdiyivka). Una storia da esempio per comprendere quanto le vicende ucraine abbiano assunto carattere globale viene dalla competizione sulla vendita di armamenti all’India.

Nuova Delhi occupa il 12 per cento del mercato degli acquirenti di armi nel mondo, ed è un piatto ghiotto per produttori importanti come Russia e Ucraina. E con le sanzioni internazionali alla grande società di armamenti russa Rosoboronexport e a diverse altre sussidiarie più o meno note (e soggetti direttamente coinvolti nel mercato), gli indiani hanno iniziato ad aver voglia di diversificare i loro acquisti, anche per mantenere le giuste equidistanze con l’Occidente (la Russia è stata finora la prima fornitrice di armi all’India, seguita dagli Stati Uniti).

Per questo con l’Ucraina è nata una partnership importante, fatta di qualcosa come quattrocento contratti stretti tra i due paesi (Kiev ha sfruttato la crisi con Mosca per bloccare le collaborazioni nel settore difesa e consolidarsi come dealer indipendente).

Il Cremlino è molto preoccupato di quello che sta succedendo con l’India, e non solo perché sta perdendo contratti (finiti in mano agli ucraini), ma perché diminuire la partnership con Delhi significa restare geopoliticamente indietro in una delle aree più interessanti del globo. Soprattutto, vede che dietro all’Ucraina si staglia il sostegno americano (in un gioco di parti in cui la Russia s’è spostata verso il Pakistan e la Cina, gli indiani hanno cercato appoggio a Washington garantendo supporto in Afghanistan e nel Mar Cinese). Come su ogni dossier caldo, Mosca ha iniziato una campagna di disinformazione finalizzata al discredito nei confronti di Kiev (e Washington) in India.

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