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Deficit e pensioni. Le incongruenze del contratto secondo Baldassarri

Mario Baldassarri

Ma quale contratto, quello sottoscritto da Lega e Cinque Stelle è al massimo una lettera di intenti, quello che in gergo finanziario si chiama memorandum of understanding. E Mario Baldassarri (nella foto), ex viceministro dell’Economia e oggi animatore del Centro studi Economia Reale (qui lo speciale di Formiche.net sull’ultimo report presentato poche settimane fa), non ha difficoltà a spiegare perché.

“Facile fare dei titoli su Europa, deficit e pensioni senza nemmeno degnarsi di dire come fare. Ci sono tanti strilli, tanti boatos, ma alla fine da dove saltano fuori le risorse? Qualunque economista si porrebbe questo tipo di domanda”, attacca Baldassarri che da buon docente, vuole capire dove e come Matteo Salvini e Luigi Di Maio vogliano andare a parare.

“Prendiamo il reddito di cittadinanza, 780 euro al mese. Loro dicono che servono 17 miliardi per finanziare un reddito per ogni singola persona. Benissimo, ma se uno ha per esempio due figli? Non sono più 780 euro ma il doppio e anche i miliardi da stanziare. E poi, non dimentichiamocelo, con questa misura uno magari non cerca lavoro oppure se ne fa andare bene uno in nero, così lo Stato nemmeno incassa le tasse. La domanda di fondo, comunque, è: dove e come trovano i soldi?”.

Non è tutto qui, perché il “conto” del contratto 5 Stelle-Lega, è molto più salato, almeno secondo Baldassarri. “Vogliamo parlare della Flat Tax? Allora, quella al 15% costa 92 miliardi, quella al 20% invece ne costa 60. Se già sommiamo questi soldi a quelli per fare il reddito di cittadinanza siamo oltre i 100 miliardi di spesa, ben oltre una normalissima legge di Bilancio”. L’economista ed ex viceministro ne ha per tutti e tutto.

Per esempio, le pensioni. Nel contratto si parla apertamente di abolizione della legge Fornero. “Far sparire la legge costerebbe all’incirca 20 miliardi, loro dicono di volerne recuperare su per giù una quindicina. Dunque alla fine tutta questa operazione comporterebbe una manovra da 5 miliardi, un po’ pochina come correzione. Ma sono soprattutto i capitoli debito ed euro a suscitare le critiche di Baldassarri.

Nella nuova bozza, a differenza della prima, non c’è la richiesta esplicita di cancellare 250 miliardi di debito italiano in pancia alla Bce, frutto di ondate di acquisto di Btp. “Il contratto prevede che non solo l’Italia ma tutti i Paesi membri vadano a Bruxelles a chiedere di eliminare parte del debito sottoscritto dalla Bce. E se per esempio la Banca centrale avesse comprato più bund che Btp? A loro cancellano più debito del nostro? O viceversa?”.

Ultimo capitolo, forse quello più delicato, il rapporto con l’euro. Ora, anche in questo caso c’è stata una correzione nell’ultima bozza di contratto, con l’eliminazione del chiaro riferimento all’uscita dall’euro. “Però”, ragiona Baldassarri, “poniamoci una domanda. Se io dico di voler fare riforme a deficit, di voler eliminare il mio debito con la Bce e soprattutto rivedere quei trattati che sono il cardine dell’Europa, non è come dire implicitamente che esco dall’Europa. Loro non lo dicono ma il messaggio di fondo del contratto è chiaro: o rivediamo i trattati o ce ne andiamo”.

A conti fatti “questo contratto che io continuo a considerare niente più che una lettera di intenti, non sta in piedi. E dico di più, è anche scritto male con errori di fondamenti di finanza. Un esempio? Nel contratto è scritto che ‘al fine di consolidare la crescita e lo sviluppo del Paese riteniamo necessario scorporare la spesa per investimenti pubblici dal deficit corrente in bilancio’. Ma ogni economista sa che gli investimenti sono calcolati nel deficit totale e non in quello corrente. C’è una bella differenza!”.


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