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Bergoglio e la cura pastorale del popolo di Medjugorje

Nomina di un visitatore apostolico a carattere speciale per Medjugorje. È questa l’inattesa e importantissima decisione di Papa Francesco nell’attesa che il Vaticano decida se lì sorgerà un santuario mariano riconosciuto o no.

“Si tratta – informa il comunicato della Sala Stampa vaticana – di un incarico esclusivamente pastorale, in continuità con la missione di inviato speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorje, affidata a monsignor Hoser l’11 febbraio 2017 e da lui conclusa nei mesi scorsi. La missione del visitatore apostolico – conclude il comunicato – ha la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione”.

Il visitatore incaricato di accompagnare i fedeli che si recano nella cittadina bosniaca per venerare quella strana Madonna che sarebbe apparsa quasi su appuntamento, si sarebbe addirittura lasciata toccare le vesti dai veggenti, è il vescovo emerito polacco che già si recò in loco con il medesimo incarico quando Papa Francesco doveva decidere sul riconoscimento delle apparizioni di Medjugorje, che vedono come si sa il vescovo locale risolutamente contrario.

Quando la decisione sul riconoscimento di Medjugorje sembrò imminente, dopo l’analisi del rapporto della commissione guidata dal cardinale Camillo Ruini, nel timore di un no vaticano Vittorio Messori adombrò in diverse dichiarazioni o interviste lo spettro dello scisma e alcuni, sbagliando, si misero a ridere. Lo scisma ha certamente bisogno di un popolo e il popolo di Medjugorje esiste. È questo popolo che merita cura, attenzione, siano vere o false le apparizioni. Non sono tanto le disputatio che interessano il papa argentino, ma tutte quelle persone, ogni persona che avverte il bisogno e il conforto di Medjugorje.

Il senso della decisione di Papa Francesco sembra questo, e sarebbe perfettamente in linea con il senso del suo pontificato, attento prioritariamente ai bisogno di ogni fedele. Una visione astratta del mondo bada a stabilire, la sua visione del mondo mira ad accompagnare, capire, curare, seguire. E nel caso di Madjugorje si tratta di prendersi cura di milioni di persone, non di chi afferma la propria idea. Se milioni di persone credono in Medjugorje, sembra dire questa decisione di Papa Francesco, dobbiamo occuparci di loro, dobbiamo essere al loro fianco per evitare quegli strappi che non curano l’anima, i loro bisogni. Altro è il discernimento che Jorge Mario Bergoglio starà certamente facendo su quale decisione sia più giusta, cosa piaccia di più a Dio in questo momento: la forza di Medjugorje è innegabile, qualcuno potrà ritenerla una strumentalizzazione, altri una benedizione. Il problema prioritario dunque è evitare ogni uso dei bisogni di un popolo, assicurargli un’adeguata cura pastorale. A loro e a chi sta in parrocchia, visto che l’accompagnamento pastorale riguarda anche loro, la comunità parrocchiale. Che poi lo sviluppo sarà coerente con questo indirizzo, e cioè una presa in carico diretta da parte della Santa Sede dell’accompagnamento pastorale per i milioni di persone che visitano il paesino dell’Erzegovina, appare quasi scontato, quale conseguenza di quanto sta a cuore al papa. E non solo a lui.

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