La buona volontà mostrata da Facebook e il fallimento di Cambridge Analytica non hanno cambiato la preoccupazione degli Stati Uniti per i pericoli derivanti da fake news e disinformazione. Dopo schiere di rapporti di esperti e dell’intelligence che tracciano un quadro della situazione, ora il Dipartimento di giustizia americano e l’Fbi hanno aperto un’indagine sulla controversa società di data mining che ha lavorato per la campagna di Donald Trump.
IL CASO
La compagnia è coinvolta nello scandalo dei dati sottratti, solo negli Usa, a diversi milioni di utenti Facebook. Gli investigatori, nelle ultime settimane, riporta il New York Times, hanno interrogato diversi ex dipendenti e i rappresentanti delle banche legate al business dell’azienda.
L’INDAGINE
Secondo la testata della Grande Mela, l’indagine si starebbe concentrando in particolare sui finanziamenti di CA e sull’uso che avrebbe fatto dei dati personali degli utenti del social network di Menlo Park. Uno degli inquirenti è Brian Kidd, tra i responsabili della sezione del Dipartimento della Giustizia incaricata delle frodi finanziarie. Con lui starebbe lavorando almeno un agente del Bureau che si occupa di cyber crime. Kidd, risulta al giornale, questo mese sarebbe andato Londra insieme a un altro procuratore del DoJ e a un agente dell’Fbi proprio per sentire un ex dipendente di CA, Christopher Wylie, che avrebbe poi confermato l’incontro.
Non è chiaro, secondo il Nyt, “se l’indagine sia legata all’inchiesta guidata da Robert Mueller” sul Russiagate, ma a detta di un funzionario della società almeno due dirigenti di CA sarebbero stati interrogati a dicembre, a Washington, dalla squadra del procuratore speciale.
LA FINE DELLE ATTIVITÀ
Solo poche settimane fa la società aveva comunicato di voler chiudere i battenti annunciando il fermo “immediato” di tutte le sue attività e l’inizio delle procedure di insolvenza nel Regno Unito e di bancarotta negli Stati Uniti, impegnandosi comunque a far fronte a tutti gli obblighi nei confronti dei suoi dipendenti. Alla base della decisione della compagnia, giunta in modo inaspettato, ci sarebbe la perdita di numerosi clienti dopo il caso che l’ha travolta e le potenzialmente salatissime spese legali delle indagini avviate per chiarire quanto successo, ma anche, secondo molti osservatori, un’operazione di rebranding con la nascita di una nuova compagnia.
LE ACCUSE
Le accuse, per CA, sono importanti: aver raccolto – tramite un’altra società che le ha prese attraverso un quiz online – le informazioni personali di circa 87 milioni di utenti Facebook e averle poi utilizzate per profilare i cittadini a scopi politici, senza però avere ottenuto alcun consenso a riguardo. Una situazione che si è aggravata dopo un’inchiesta realizzata da Channel 4 che immortalava comportamenti poco ortodossi dell’amministratore delegat della società, Alexander Nix, adesso sospeso.
LA DIFESA DI CA
La fine delle attività di Cambridge Analytica non è coincisa però con una sua ammissione di colpa, anzi. Per il momento la società ha ribadito la propria posizione e si è difesa, sottolineando di ritenere le accuse nei suoi confronti “infondate”. Nonostante gli sforzi di rettifica, aveva aggiunto la società, “siamo stati denigrati per attività che non solo sono legali ma sono anche ampiamente accettate come componente standard della pubblicità online sia nell’arena politica sia in quella commerciale”. Ora l’indagine del Doj e, forse, l’inizio di una nuova storia.