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“L’Esportar cantando” la lingua italiana

teatro

Nel luglio 2008 su Il Foglio, allora diretto da Giuliano Ferrara, grande melomane, venne lanciato, tra gli antidoti della incipiente recessione – nessuno pensava che solo nel 2017 avremmo cominciato a uscirne, lo slogan “Esportar Cantando”. Uno slogan mutuato dal “Recitar Cantando” della fiorentina Camerata Bardi alle fine del Quattrocento. Il ragionamento è semplice. Oltre il 30% circa degli abbonati al mensile di divulgazione musicale “L’Opera”, scritta in italiano e per italiani, risiede all’estero; il 20% in Giappone e Corea. Nel mio blog personale con recensioni a volte in italiano a volte in inglese, oltre la metà dei lettori sono tedeschi, nordamericani o asiatici. Stanno crescendo molto i lettori in Cina, dove negli ultimi dieci anni sono stati costruiti oltre 30 teatri per rappresentarvi opere europee, ossia in gran misura italiane. L’italiano del teatro d’opera è diventato la seconda lingua franca – dopo l’inglese – in gran parte dell’Asia dove il pubblico è assetato dal desiderio d’opera italiana.

Le convenzioni del teatro in musica nostrano (dal barocco al melodramma al verismo e anche alla contemporaneità più sfrenata) non sono molto dissimili da quelle del “Gran Kabuki” giapponese e di alcune delle numerosissime forme d’opera cinese: di norma, c’è un intreccio più o meno complicato che viene declinato coniugando parole con canto e accompagnamento musicale, nonché danza ed effetti speciali. I sovrintendenti locali stanchi di ingaggiare compagnie dell’Asia centrale a basso prezzo (e scarsa qualità), invitano con sempre maggiore frequenza le produzioni dei nostri teatri, mentre i loro conservatori e le loro scuole di canto addestrano i loro connazionali con insegnanti italiani. Nel 2011, il festival pucciniano a Torre del Lago è stato tenuto (dato che per un pasticcio burocratico era saltato il finanziamento ministeriale) grazie al provvido intervento di Cina e Giappone: La Bohème, giunse a Hong-Kong, Madame Butterfly da una compagnia giapponese che serve vari teatri dell’Impero.

Torniamo “all’Esportar cantando”. Non dovrebbe il Dipartimento di Internazionalizzazione del ministero dello Sviluppo Economico o il ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale condurre analisi specifiche dell’indotto in termini d’export delle tournée di compagnie liriche italiane (si dispone già dei dati sul contributo finanziario che tali tournée hanno sui bilanci dei teatri)? E se le analisi confermano valutazioni qualitative che tale indotto è positivo e significativo, non dovrebbe il ministero dei Beni Culturali e del Turismo prevedere una “premialità”, nella ripartizione del Fondo Unico dello Spettacolo (Fus), a favore dei teatri che più e meglio sanno contribuire “all’esportar cantando”?

Un ultimo esempio si è avuto dal trionfo dell’Accademia Chigiana di Siena al concerto inaugurale del Meet in Beijing Arts Festival di Pechino, venerdì sera (27 aprile, ore 15 locali), sul palco del National Center for Performing Arts, futuristico auditorium disegnato da Paul Andreu. Ancora una volta, il linguaggio della musica si dimostra il migliore ambasciatore per unire popoli e nazioni di culture diverse ma caratterizzate da tradizioni culturali rigogliose e antiche, quali la Cina e l’Italia, sotto il segno di una comune progettualità, che i due Paesi hanno iniziato a percorrere l’uno verso l’altro sulla via della seta mille anni fa e si riassume in un titolo che ha il sapore di un motto: One belt, one road. L’evento è stato partecipato da un parterre d’eccezione, che ha visto in sala la presenza del Ministro della Cultura della Repubblica Popolare Cinese, Luo Shungang e delle massime cariche della Direzione Generale degli affari internazionali del Ministero e dell’Amministrazione della Città di Pechino, e dall’altra parte dell’Ambasciatore italiano Ettore Francesco Sequi, del Direttore dell’Istituto Culturale Italiano Franco Amadei e di una delegazione dell’Accademia Chigiana capeggiata dal Direttore artistico Nicola Sani. A questi si è unita anche, straordinariamente, la Principessa della Cambogia Norodom Buppha Devi, accompagnata dai maggiori consiglieri culturali cambogiani. Le voci potenti e limpide di Anna Roberta Sorbo e Sara De Flaviis (soprani), Pasquale Scircoli (tenore) e Diego Savini (baritono), quattro giovani volti della scena lirica internazionale, provenienti dai corsi di alto perfezionamento della Chigiana, hanno volteggiato con grande sicurezza sulla Beijing Symphony Orchestra, diretta da Andrea Molino e da Tan Lihua, direttore musicale della prestigiosa formazione cinese, in un gala lirico dedicato a Gioachino Rossini, nel 150° anniversario della morte, culminando in una serie di bis dedicati alla ricca tradizione musicale cinese, con la partecipazione del violinista cinese Lü Siqing.

Il baritono Diego Savini ha subito scaldato la platea con una “Calunnia” magistrale, mostrando la sua notevole abilità vocale e attoriale. Sara De Flaviis, si è distinta per il timbro sopranile raffinato, capace di incarnare la confusione di Berta innamorata ne “Il vecchiotto cerca moglie”. Il soprano Anna Roberta Sorbo ha invece incantato il pubblico con le seducenti prodezze vocali di Rosina, spingendo gli spettatori a cascare piacevolmente nelle sue cento trappole. Pasquale Scircoli, tenore agile dalle cadenze sorprendenti, oltre a cantare un’aria da “La pietra di paragone”, ha stregato il pubblico interpretando insieme al mezzo Daniela Pini una canzone tradizionale cinese, “Incontriamoci alla Yurta”, che ha commosso la platea e raccolto il plauso dell’orchestra e del direttore cinese Tan Li Hua. Nella seconda parte della serata la Pini si è esibita con gli artisti cinesi nella verdiana “Stride la vampa”. Richiamati tutti insieme dagli applausi, i cantanti italiani hanno poi infiammato il teatro con il ritmo travolgente della Tarantella napoletana di Rossini.

Nel mese di maggio, il Festival Meet in Beijing – il cui paese d’onore quest’anno è l’Italia – ospiterà grazie al progetto Giovani Talenti Musicali Italiani nel Mondo, realizzato da Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Accademia Chigiana altri due concerti di giovani talenti chigiani: il Quartetto Noûs, già affermato in ambito internazionale e una nuova “rising star” del ioloncello, Erica Piccotti, accompagnata al pianoforte da Monica Cattarossi.

I concerti iscrivono nel novero delle importanti opportunità concertistiche offerte dal progetto Giovani Talenti Musicali Italiani nel Mondo, finalizzato al sostegno dell’avvio alla carriera e alla promozione sulla scena internazionale dei migliori giovani interpreti musicali italiani, allievi dei corsi di alto perfezionamento dell’Accademia Chigiana di Siena. Il progetto rientra nel piano di promozione integrata del Maeci Vivere all’Italiana che abbraccia le diverse componenti culturali, economiche e scientifiche del “marchio Italia”, affiancando ai valori tradizionalmente legati all’immagine del nostro Paese, la promozione dell’innovazione e delle diverse eccellenze del “Made in Italy”. Il progetto si avvale della collaborazione con la rete degli Istituti Italiani di Cultura e delle rappresentanze diplomatico-consolari nel mondo, fortemente impegnati nella promozione dei giovani talenti italiani all’estero. L’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, diretto da Franco Amadei, è infatti partner strategico di Meet in Beijing, a testimonianza dell’importanza delle nostre rappresentanze culturali all’estero per l’affermazione e la diffusione dei più alti valori del nostro patrimonio culturale nel mondo. Dopo i concerti tenutisi tra l’autunno del 2017 e la primavera del 2018 in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura di Bruxelles, Berlino, Vienna e Parigi, i prossimi eventi in calendario, che seguiranno la serie di appuntamenti a Pechino, si svolgeranno a Bruxelles, Berlino, New York, nonché nel Qatar, negli Emirati Arabi e in Kuwait.

I concerti della linea Giovani Talenti Musicali Italiani nel mondo rappresentano una delle principali iniziative d’internazionalizzazione intraprese dall’Accademia Chigiana dal 2017. In questo orientamento rientra anche la ripresa e il rilancio del “Premio Chigiana”, concepito come una vera competizione concertistica, quest’anno dedicato al Canto Lirico, le cui audizioni preliminari si sono tenute quest’anno a New York, Mosca, Seoul e Firenze, in collaborazione con importanti istituzioni della lirica. Sul fronte della formazione, inoltre, è stato presentato nelle più prestigiose università statunitensi il nuovo Chigiana Global Programs (C-GAP), che estende l’attività dell’Accademia, fino ad ora limitata solo al periodo estivo, lungo tutto l’arco dell’anno, dando vita a nuovi moduli di corsi semestrali, di sei e due settimane, che prevedono il riconoscimento dei crediti formativi per gli studenti universitari. Ai corsi di perfezionamento musicale, cuore della mission originaria, saranno affiancati nel C-GAP corsi di stampo umanistico (storia della musica, storia dell’arte, lingua italiana, etc.) e un’introduzione al management, in modo tale da permettere agli studenti d’acquisire una forma mentis completa, indispensabile per affrontare il mercato concertistico internazionale del XXI secolo.

L’Accademia Chigiana di Siena è una delle più prestigiose istituzioni del panorama musicale italiano e tra le più rilevanti in ambito internazionale nel settore della formazione e dell’alta specializzazione musicale; all’attività formativa affianca un’intensa offerta concertistica e di spettacolo, con una programmazione che spazia dal grande repertorio classico ai nuovi linguaggi del nostro tempo. Due le principali manifestazioni: il “Chigiana International Festival & Summer Academy”, che quest’anno si svolgerà dal 6 luglio al 31 agosto e la “storica” Stagione concertistica senese “Micat in Vertice” giunta quest’anno alla 96° edizione. A queste si affiancano numerose altre iniziative, tra le quali la serie “Tradire”, dedicata alle tradizioni popolari e la nuova serie “Aspettando il Chigiana International Festival”, legata al nuovo programma C-GAP. Tra gli alumni chigiani, figurano i principali interpreti musicali della scena mondiale del XX secolo e contemporanea, tra cui Daniel Barenboim, Claudio Abbado, Zubin Mehta e Kirill Petrenko, per nominarne solo alcuni. I corsi di alta formazione musicale dell’Accademia Chigiana di Siena sono tenuti da alcuni tra i principali protagonisti della scena concertistica mondiale, secondo i più elevati standard internazionali. I 250 allievi che annualmente accedono alla Summer Academy, dopo una severa selezione provengono da oltre 40 Paesi. L’Accademia, inoltre, segue e sostiene gli allievi nel percorso di avvio alla carriera, dando ai migliori di loro l’opportunità di esibirsi nei concerti inseriti nel cartellone principale dell’Accademia o realizzati in collaborazione con le principali istituzioni nazionali e internazionali.

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