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Se il Parlamento dorme è perché le commissioni speciali sono (quasi) ferme

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La politica può anche permettersi il lusso, pro tempore s’intende, di cercare se stessa ma il Paese, quello reale, dovrebbe andare avanti. Mentre al Colle Sergio Mattarella, attorniato dai suoi consiglieri, si scervella per trovare un punto di caduta alla crisi politica (lunedì è previsto un nuovo giro di consultazioni), l’Italia continua a galleggiare nell’ordinaria amministrazione, un po’ ingessata e un po’ no. Con una domanda di fondo. Può un Parlamento diventare improvvisamente operativo se le stesse commissioni speciali, incaricate di esaminare le questioni pendenti, lavorano a singhiozzo?

Il fatto è che fino alla formazione del nuovo esecutivo, l’attuale governo Gentiloni è incaricato di sbrigare gli affari per così dire correnti. Lo dimostra il Def appena approvato (qui il focus di Formiche.net), dove Palazzo Chigi ha inserito esclusivamente i target di Pil 2018 e 2019, senza indicare uno straccio di riforma. Non che si potesse fare altrimenti visto che le scelte strategiche di politica economica spetterebbero al nuovo esecutivo, qualora si riuscisse a formarlo.

Eppure in Parlamento sono state allestite dal 4 aprile le apposite commissioni speciali, uno alla Camera e uno al Senato, che rispecchiano il peso dei gruppi politici in parlamento. Nel 2013, subito dopo le elezioni del 24-25 febbraio, la loro attività è durata fino ai primi di maggio, concentrata soprattutto sull’esame del Documento di economia e finanza, il Def. Questa volta il loro lavoro potrebbe durare anche più a lungo, vista l’incertezza sulla formazione di una nuova maggioranza di governo.

Mettere in moto tali organismi, quella al Senato presieduta da Vito Crimi è composta da 27 parlamentari, 9 del M5s, 5 di Forza Italia, 5 della Lega, 4 del Pd, 2 di Fratelli d’Italia, e uno ciascuno del Misto e delle Autonomie, quella alla Camera è più nutrita e presieduta da Nicola Molteni, significherebbe dare agli occhi dell’Italia e dell’Europa un primo vero segnale di risveglio. Ma anche in questo caso in questo caso, come rivela una fonte ben addentro alla commissione, la parola d’ordine sembra essere “inerzia”.

Facendo due conti in Parlamento, i provvedimenti sul tavolo delle super commissioni sono poco meno di una trentina, 27 per la precisione. Tra questi, la riforma del codice antimafia, il decreto legislativo che deve armonizzare le norme nazionali con il nuovo regolamento europeo sulla privacy, che entrerà in vigore il 25 maggio. Infine, dovrà passare al vaglio delle super commissioni anche il nuovo testo della riforma dell’ordinamento penitenziario. Con una incognita in più, visto che M5S e Lega, i partiti vincitori il 4 marzo, hanno già ribadito la loro contrarietà alla norma.

Ad oggi però risulta fatto poco o nulla visto che le commissioni si sono limitate a una manciata di audizioni, tra cui, ieri, quelle del generale Enzo Vecciarelli, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare, e del generale Giandomenico Taricco, Capo del IV Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica militare, alternate da qualche parere. Oggi però i membri di Montecitorio si sono almeno riuniti per dare il via libera al decreto legge per la proroga dell’Autorità dell’energia, sollecitata nelle settimane scorse dal ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. Il dossier energia approderà invece in Aula il prossimo 7 di maggio.

Al Senato invece è arrivato sempre questa mattina il via libera al parere sul decreto che recepisce la direttiva Ue sui marittimi e al regolamento di riorganizzazione del ministero dell’Interno. Rinviata, invece, la discussione su assicurazioni e pacchetti turistici sui quali è necessario ulteriore approfondimento. Nel pomeriggio la commissione, in una seduta che si preannuncia lampo, incardinerà il decreto Alitalia per la proroga della cessione ma la discussione sarà con ogni probabilità rinviata alla prossima settimana vista la richiesta, avanzata dal Pd, di concludere rapidamente i lavori per consentire la partecipazione alla direzione del Pd.

Discorso a parte lo merita il Def. Dalle indiscrezioni raccolte da Formiche.net, la situazione sarebbe ancora in alto mare, visto che il provvedimento era atteso a fine aprile in commissione ma finora non è arrivato. “Siamo allo stallo, addirittura si pensa di fare una risoluzione unica sul Def, senza nemmeno esaminarlo”, viene confidato. “Sarebbe meglio esaminare il Def presto per disinnescare l’Iva e evitare di far innervosire i mercati. Se ognuno parte dal proprio programma della campagna elettorale il Def diventa il caos”, ha invece commentato un po’ laconico Francesco Boccia, presidente dem della commissione Bilancio nella scorsa legislatura.

 

 



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