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Ecco gli effetti collaterali della profonda crisi identitaria dell’Europa contemporanea

Di Gennaro Salzano

La vicenda terribile del piccolo Alfie Evans, con la sua portata di dolore, ha assunto, ben al di là del merito della questione, il ruolo di cartina di tornasole che mette a nudo la profonda crisi identitaria dell’Europa contemporanea. A fianco al piccolo, infatti, il protagonista della vicenda è lo Stato britannico: nella patria delle istituzioni liberali, della Magna Cartha, lì dove è nata l’Europa delle libertà contro l’oppressione del principe, lo Stato si arroga il diritto di stabilire cosa è bene per i suoi sudditi (mai termine fu più azzeccato in quelle terre) finanche dentro al letto di un ospedale; nella più profonda intimità, non solo ben oltre la volontà del diretto interessato, in questo caso inconoscibile, ma addirittura contro la volontà degli unici che, naturaliter, dovrebbero decidere di fronte alla sua incapacità: i genitori. E tutto questo con la motivazione che staccare la spina è per il bene del bambino.

Questa affermazione, al di là di ogni considerazione bioetica, dà pienamente il segno di quanto sia caduta profondamente in crisi la cultura liberale dell’Occidente, quella del primato dell’individuo sullo Stato, quella della “mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”; quella dello Stato minimo a servizio del libero sviluppo della vita e della creatività dei singoli e dei gruppi. Questo risvolto appare come un grave effetto collaterale di una tragica vicenda umana che ha coinvolto l’opinione pubblica britannica ed europea per molte settimane ed è forse effetto collaterale anche di una scelta compiuta anni fa dai Paesi dell’Unione quando hanno rifiutato di inserire nel progetto di Costituzione ogni riferimento alle radici cristiane della civiltà europea e, quindi, ogni riferimento a Dio.

La vicenda di Alfie Evans, infatti, mostra una tendenza che si va affermando in maniera preoccupante nella cultura profonda dell’Occidente: la completa secolarizzazione della vita umana, la sua completa riduzione a fenomeno puramente biologico, senza concedere nessuna possibilità all’idea che la vita possa avere, invece, una radice sovrannaturale e, quindi, un legame diretto con un Dio, quale che sia. Se tanto è, se la vita diventa, anche per lo Stato, pura biologia, puro fenomeno chimico, si capisce allora come, in ottica efficientista, si punti ad eliminare da essa ogni sofferenza, per raggiungere la vita perfetta, l’essere umano perfetto al quale è risparmiato il dolore che la vita stessa contempla come una sua componente ineludibile. Un’idea che pare voler realizzare un umanissimo Paradiso in terra, ma che, puntualmente, nella sostituzione dell’uomo a Dio, si trasforma in inferno. Ed in questa direzione pare stiano andando l’Occidente intero e l’Europa in modo particolare.

Se tanto è, allora occorrerebbe, forse, che le migliori intelligenze del continente aprano finalmente una discussione seria, vera, profonda, su cosa sia e, quindi cosa vuole essere in futuro, l’Europa, per sé stessa e per il mondo. Che un tribunale decida “per il bene del bambino” che costui debba morire, è avvenuto nel cuore dell’Unione Europea, quella stessa Unione che da anni non riesce ad esprimere nessuna voce univoca, (ma neppure due voci, ma che siano chiare) sulla questione dei migranti; che subisce il confronto con il mondo arabo in modo subalterno sul piano culturale; che ha al suo interno Stati come la Polonia o l’Ungheria che, è serio dirlo chiaramente, sono ormai lontanissimi dagli standard minimi dell’ acquis communautaire necessario per entrare e restare nell’Unione.

Se questa è la condizione in cui versa l’identità profonda dell’Europa, il rischio è che l’Unione resti al massimo un mostro burocratico che pesa in modo talvolta ossessivo sulla vita dei cittadini, che impone la misura dei mitili da poter pescare, senza riuscire mai a ritrovare lo slancio ideale, e quindi politico, che è stato alla sua origine; senza riuscire più ad essere faro, orizzonte, mito per i suoi associati. Semmai questo spirito sarà ritrovato, semmai l’Europa tornerà a riconoscersi come la terra che ha dato al mondo l’idea della libertà di coscienza sulla quale si fonda ogni altra libertà, che ha regalato al mondo la spiritualità benedettina o francescana, che ha regalato all’umanità un patrimonio artistico immenso dove l’idea del sacro è il cuore di ogni sua espressione, dall’architettura alla pittura alla scultura alla letteratura, e di ogni opera in cui queste arti si sono manifestate, allora potremo dire che questa ritrovata consapevolezza ha già i suoi martiri: Charlie Gard ed Alfie Evans.

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