Skip to main content

Così nel nuovo contratto tra Salvini, Di Maio e la Bce vince l’Europa

La Bce potrà tenersi stretta la sua parte di debito pubblico italiano. Più o meno 250 miliardi accumulati in mesi di acquisti di Btp grazie al programma Qe. Nell’ultima bozza di contratto firmata Lega e Cinque Stelle (qui lo speciale di Formiche.net sulla versione precedente con l’analisi di Mario Baldassarri) sembra infatti sparito del tutto ogni riferimento alla possibilità di perorare dinnanzi alla commissione europea la cancellazione dal bilancio di Francoforte della posta relativa al debito italiano sottoscritto coi titoli pubblici.

Se infatti nella bozza di ieri, al capitolo Debito&Deficit si leggeva chiaramente: “Ci attiveremo in sede europea per proporre che i titoli di Stato di tutti i Paesi dell’area euro, già acquistati dalla Banca centrale europea con l’operazione del quantitative easing, siano esclusi pro quota dal calcolo del rapporto debito-Pil”. Tradotto, la quota di debito pubblico in pancia alla Bce non avrebbe più dovuto figurare nel calcolo italiano.

Di tutto questo però, non c’è traccia nella ultima bozza. Intervistato da Formiche.net, ieri Baldassarri aveva espresso più di un dubbio, spiegando come “il contratto preveda che non solo l’Italia ma tutti i Paesi membri vadano a Bruxelles a chiedere di eliminare parte del debito sottoscritto dalla Bce. E se per esempio la Banca centrale avesse comprato più bund che Btp? A loro cancellano più debito del nostro? O viceversa?”.

Confermata invece (nella bozza di ieri era segnata in rosso dunque in attesa di “vaglio” finale di Di Maio e Salvini) la volontà di finanziare la crescita ricorrendo allo sforamento del deficit. “Per quanto riguarda le politiche sul deficit si prevede, attraverso la ridiscussione dei Trattati dell’Ue e del quadro normativo principale a livello europeo, una programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato e limitato ricorso al deficit”.


×

Iscriviti alla newsletter