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Il governo Di Maio-Salvini fa comodo a tutti. E può durare

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Ci sono volute giornate convulse e dirimente è stato il pressing dei suoi parlamentari terrorizzati dal non essere rieletti, ma alla fine Silvio Berlusconi si è convinto che permettere la nascita di un governo Di Maio-Salvini potrebbe essere utile anche per lui. Così, dopo 66 giorni, si va verso la soluzione che si intravedeva già dopo la chiusura delle urne il 4 marzo: un esecutivo dei vincitori, Lega e Movimento 5 Stelle, con una “non sfiducia” da parte del resto del centrodestra. Per Salvini e Di Maio ora sarà complicato scegliere la squadra (a cominciare dal premier) e mettere a punto un programma di governo, ma si può dire che il più – superare lo scoglio Berlusconi – è fatto. Starà a loro adesso dimostrare di essere capaci di governare mettendo insieme istanze assai diverse, con solo alcune suggestioni in comune.

Nel medio e lungo periodo, però, a guadagnarne di più potrebbero essere gli esclusi di queste ore: Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Il secondo da subito ha fatto capire in ogni modo di voler stare all’opposizione, tanto che, quando all’orizzonte di profilava un possibile accordo coi grillini, l’ex segretario ha fatto saltare il tavolo andando a dirlo in tv. Nonostante i desideri di Mattarella (che forse avrebbe preferito questa soluzione), il Pd si accomoderà tranquillamente all’opposizione e cercherà di affrontare i suoi problemi interni. E solo al congresso sapremo se il renzismo è superato o è destinato a durare ancora.

Molto più affascinante, dal punto di vista politico, il ruolo di Silvio Berlusconi. Che è il vero padre nobile dell’accordo Lega-5 Stelle. Senza il suo sì, difficilmente Salvini avrebbe “tradito” la sua coalizione per andare a Palazzo Chigi. “Berlusconi ha dovuto superare ciò che gli diceva il suo ego. Per lui mettersi di lato e lasciare il campo da protagonista agli altri finora non è mai stata un’opzione tollerabile. Ma ora, anche su consiglio di Letta e Confalonieri, ha capito che è il momento di farlo. Ci soffrirà, ma meglio così che tornare al voto”, confidava in queste ore un deputato forzista che frequenta spesso Arcore.

Berlusconi, dicevamo, ha molto da guadagnare. In primis ci sono le rassicurazioni sulle aziende: nessun grillino ora proporrà mai una legge sul conflitto d’interessi. Inoltre c’è da scommettere che il ministro dello Sviluppo economico, che ha la delega alle telecomunicazioni, sarà qualcuno vicino al Cavaliere. Si vocifera anche che Forza Italia potrebbe ottenere la guida delle commissioni bicamerali, tra cui, ricordiamo, c’è la Vigilanza Rai. E forse ci saranno anche un paio di ministri d’area azzurra.

Ma il ruolo di lotta e di governo potrebbe garantirgli vantaggi anche dal punto di vista politico. Se Di Maio e Salvini porteranno a casa buone leggi, Berlusconi potrà farsene merito, facendole votare ai suoi in Parlamento. Al contrario, se i due falliranno, potrà puntare il dito sottolineando che lui di quella maggioranza e di quel governo formalmente non fa parte. Insomma, come casca, casca bene.

E soprattutto evita un immediato ritorno alle urne in cui Forza Italia rischiava di andare sotto il 10%, lasciando praterie di seggi alla Lega. Il tutto, naturalmente, lo porta a casa senza mettere a repentaglio l’alleanza di centrodestra sul territorio: nessuna giunta regionale o comunale di centrodestra cadrà a causa di questa “divisione consensuale” a Roma. E come esempio in queste ore si è fatto quello del governo Monti del 2011-2013, che era sostenuto anche da Forza Italia ma non dalla Lega, che stava all’opposizione. Libero e il Giornale, i due quotidiani di centrodestra, si sono scagliati contro queste conclusione, dando voce a quel che passa nell’animo del Cav. Ma sembra quasi più uno sfogo, un po’ di teatro a corredo di un’azione politica in realtà condivisa con Salvini.

C’è un unico rischio che, però, Berlusconi corre. Ed è che, se il governo Di Maio-Salvini durerà, Forza Italia rischia di essere sempre più svuotata dal partito padano. Come voti, ma pure come eletti in Parlamento. Un po’ come i colonnelli finiani che a metà degli anni Duemila passarono armi e bagagli con Berlusconi, anche in Fi ci sono esponenti di rilievo che ormai guardano a Salvini come unico faro del centrodestra. E questo potrebbe rappresentare un rischio per il Cav. Anche se finora la maggioranza dei parlamentari azzurri si è mostrata è contraria al partito unico con la Lega. “Non dimenticatevi che in autunno Berlusconi potrebbe tornare candidabile e allora lo scenario cambierebbe di nuovo…”, faceva notare il neo deputato forzista Andrea Ruggeri in settimana a Montecitorio. Per il momento, però, il Cav incarnerà il ruolo di padre nobile, dell’uomo di Stato responsabile che permette la formazione di governi a cui lui e il suo partito non partecipano. E non è detto che nel frattempo non ci prenda gusto. In attesa di una riabilitazione giuridica che potrebbe di nuovo cambiare il quadro.

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