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Occupazione, investimenti e innovazione. Cercasi un governo per uscire dalla crisi

Un governo ci vuole. Al di là del giudizio su chi ne fa parte o sui partiti che lo sostengono in Parlamento. Un nuovo esecutivo è necessario soprattutto per sterilizzare a breve i possibili aumenti delle aliquote dell’Iva e per strutturare i contenuti di una politica economica necessaria a reggere la prossima Legge di Stabilità.

FARE USCIRE IL PAESE DALLA CRISI

Nei giorni scorsi anche il segretario generale della Uil ha ravvisato questa esigenza. “I partiti- ha sottolineato Carmelo Barbagallo – devono fare, tutti, un passo indietro e non pensare solo al consenso immediato: abbiamo bisogno di politiche economiche che facciano uscire il Paese da una crisi ancora diffusa”.

IL PARADIGMA DELL’ILVA

Sono più di 160 i tavoli di crisi aziendale aperti al dicastero dello Sviluppo economico con un reale rischio occupazionale che riguarda quasi 180mila lavoratori. Questo rischi e’ salito dal 2012 al 2017 di ben 37 punti percentuali, mentre i lavoratori interessati dal problema in questione sono cresciuti nel medesimo arco temporale di 62mila unità (circa 25mila solo dal 2016 allo scorso anno). Il ministero competente ha reso noto che negli ultimi 6 anni ha registrato una crisi sistemica per gli elettrodomestici, una crescita rilevante delle crisi nella siderurgia, una tendenza a comparire delle crisi aziendali nel settore dell’automotive. La vicenda dell’Ilva è emblematica in questo senso: da mesi si ricerca un accordo sindacale con i nuovi acquirenti della Am InvestCo Italy che garantisca prospettive occupazionali, produttive e di risanamento ambientale al più’ grande gruppo siderurgico in Italia, ma un’intesa possibile tra le parti tuttora non c’è.

LA NECESSITÀ DEGLI INVESTIMENTI

L’industria si rilancia prima di tutto con investimenti pubblici e privati, a partire dalla siderurgia, in infrastrutture materiali ed immateriali. Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera ha ribadito come la nuova ed ambiziosa strategia Ue per gli investimenti in infrastrutture, costituirebbe oggi per noi un’occasione unica per invertire la rotta dell’ultimo decennio. “Mettendoci un po’ di impegno- ha scritto- potremmo ottenere miliardi di risorse aggiuntive da destinare alle politiche per il lungo periodo”.

MANIFATTURA 4.0

È giunta l’ora che le aziende si mettano in condizione di realizzare un manifatturiero italiano del tipo 4.0. Significa incamminarsi lungo una strada che porta ad una vera e propria innovazione aperta, caratterizzata da una espansione su mercati nuovi, oltre i tradizionali confini aziendali. Mai come ora le imprese devono incrementare gli investimenti nel settore della ricerca, dello sviluppo, dei prodotti, dei cicli produttivi, dei servizi collegati, dei modelli commerciali. Ma è strategico che il sistema imprenditoriale italiano metta la persona che lavora al centro di tanta innovazione.

GUARDARE DOVE TROPPO SPESSO NON SI GUARDA

Il contratto nazionale dei metalmeccanici, rinnovato a fine novembre del 2016, ha reso la formazione professionale un concreto diritto soggettivo, esigibile e praticabile. Una cosa buona che ha visto il sindacato guardare “là dove troppo spesso non si guarda e interessarsi di quello che troppo spesso non interessa”. Aldo Moro lo scriveva il 20 gennaio del 1976 su Il Giorno. Lo statista, ucciso dai terroristi il 9 maggio di quarant’anni fa, evidenziò proprio in quell’articolo “la trama d’amore che unisce il mondo al commovente attaccamento di operai al loro lavoro”. Una verità che occorre sempre ricordare.

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