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Filippo Maria Grasso, l’italiano alla corte di Xi

Un italiano (il primo) a capo di una società di Stato cinese. Si chiama Filippo Maria Grasso ed è il nuovo ceo di CNRC – China National Tire & Rubber Co, realtà controllata al 100% dal colosso pubblico della chimica ChemChina. La manovra rientra nella strategia di rafforzare la presenza di Pirelli a Pechino. Infatti, ChemChina è la società che nel 2015 ha acquistato il Gruppo italiano, di cui è attualmente amministratore delegato Marco Tronchetti Provera.

IL LEGAME PIRELLI-PECHINO
La scelta di nominare Grasso (attualmente vice president of Institutional affairs di Pirelli) da parte di Ren Jianxin, amministratore delegato di ChemChina, rispecchia la volontà di dare valore  all’italianità della società milanese, terzo produttore di pneumatici a livello mondiale. La decisione, inoltre, di combinare in qualche modo i management, inserendo un dirigente Pirelli all’interno di un’azienda cinese, riflette il rapporto di fiducia e collaborazione fra Pechino e le società estere acquisite, testimoniata peraltro dalla scelta, da parte del colosso cinese, di mantenere la sede principale e il management di Pirelli in Italia.

CHEMCHINA E LA CONTROLLATA CNRC
ChemChina, infatti, che controlla la CNRC e opera prevalentemente nei settori chimico, agrochimico, petrolchimico e delle attrezzature industriali, è a sua volta gestita dalla Sasac, il braccio del governo di Pechino, alla quale fanno capo buona parte delle industrie di Stato del Dragone. ChemChina ha un fatturato di 39 miliardi di euro, il 211esimo posto nella Fortune Global 500 e dà lavoro a circa 100mila persone.

GLI OBIETTIVI DI GRASSO
La Cina ha acquistato Pirelli, ma ora il gruppo italiano sta puntando al mercato interno del Paese. Il nuovo ceo di CNRC avrà quindi l’obiettivo di coadiuvare le strategie d sviluppo di Pirelli nel mercato locale, volte soprattutto a consolidare la leadership del Gruppo nel mercato automobilistico cinese, ad oggi il più grande del mondo.

SCAMBI COMMERCIALI IN CRESCITA ITALIA-CINA
Vanno dunque a stringersi i già fitti rapporti commerciali fra Italia e Cina, il cui interscambio bilaterale ha raggiunto nel 2017 i 49,6 miliardi di dollari, con un incremento del 15,1% rispetto al 2016. La sinergia tra i capitali cinesi e le aziende italiane si è rafforzata molto negli ultimi anni, apportando un notevole aumento della competitività internazionale di entrambe le parti. L’Italia è ad oggi il terzo partner europeo di Pechino, con un’impennata dei dati sull’export e sull’import: +10,6% dell’export cinese verso l’Italia e +22% dell’import di Pechino dal nostro Paese. Il legame reciproco fra i due Paesi è stato sancito a livello istituzionale con frequenti scambi di visite che hanno poi trovato declinazione nei contatti diretti fra aziende, consolati, Camere di commercio o iniziative come il Business Forum Italia Cina, che quest’anno si terrà a giugno nelle province di Dalian e Qingdao, presieduto proprio da Marco Tronchetti Provera, ad di Pirelli, o il Retreat di Yanqi Lake, raduno informale di confronto sulle prospettive di collaborazione italo-cinesi.

ONE BELT ONE ROAD INITIATIVE E MADE IN CHINA 2025
La stessa One belt one road initiative, è da molti vista come un esempio di soft power di Pechino e punta ad aprire nuove rotte commerciali per il mercato cinese e per i Paesi che attraversa. Una sfida che toccherà l’Europa, ma anche il nostro Paese. Il progetto rappresenta in qualche modo il punto di incontro fra la Via della seta e la Via della seta marittima. L’Italia resta uno dei terminali strategici nella proiezione cinese nel Mediterraneo, sia in termini politici, sia commerciali, sia di sicurezza. La Cina vede infatti nell’Italia, oltre che un interessante partner economico, un soggetto con cui condividere l’apertura al multilateralismo commerciale di cui il nostro Paese si è sempre fatto portatore. Infine, il piano Made in China 2025 punta a stravolgere l’immagine della manifattura cinese, oltre che alla completa ristrutturazione dell’industria, e non può che trovare un alleato proprio nell’Italia, secondo grande Paese manifatturiero e agricolo dell’Ue.

 


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