Mentre il rapporto tra il presidente degli Stati Unti Donald Trump e la comunità intelligence americana attraversa una fase molto delicata, la nomina di Gina Haspel alla guida della Cia potrebbe allentare le tensioni. Ne è convinto Mark Mazzetti, corrispondente investigativo del New York Times e vincitore del Premio Pulitzer nel 2018 per il suo lavoro di inchiesta sulle interferenze russe nelle presidenziali 2016, che ha spiegato cosa cambierà – e come – con l’arrivo di Haspel alla direzione della Cia in una conversazione di Formiche.net. Mazzetti ha anche vinto il Premio Pulitzer nel 2009 e ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali per il suo lavoro al New York Times.
Mazzetti, come cambierà il rapporto tra Donald Trump e la comunità intelligence Usa con l’arrivo di Gina Haspel alla direzione della Cia?
La nomina di Gina Haspel a direttore della Cia arriva in un momento assai delicato per i rapporti tra il presidente degli Stati Uniti e la comunità intelligence americana. Da un lato la sua designazione potrebbe servire ad abbassare la tensione. Questo perché Haspel rappresenta un pezzo importante dell’Agenzia e gode di un fortissimo rispetto da parte dei suoi colleghi. Donald Trump avrebbe potuto nominare al suo posto una figura più “politica” e allineata con l’agenda presidenziale, qualcuno come il sen. Tom Cotton, di cui spesso si è parlato con riferimento alla Cia. Da ciò viene l’indicazione per cui la nomina possa servire a calmare gli animi. D’altro canto, assistiamo proprio in queste ore ad uno scontro tra il presidente e l’Fbi sulle interferenze russe in campagna elettorale che deteriora il clima in modo significativo. Haspel si trova, dunque, in una posizione assai delicata, al centro di due mondi in rotta di collisione.
Come cambierà la Cia sotto la direzione di Gina Haspel?
È difficile fare previsioni ma credo che la Cia si consapevole di dover concentrarsi maggiormente sugli avversari storici degli Stati Uniti – a partire dalla Russia – e sulle tecniche più tradizionali di raccolta informativa. Durante gli ultimi quindici anni l’Agenzia si è focalizzata in maniera quasi esclusiva sulla lotta al terrorismo e la stessa Haspel ha dedicato gran parte della sua carriera a combattere questo tipo di minaccia. Oggi la comunità intelligence americana riscopre la necessità di concentrarsi su un modo di fare intelligence che è stato in parte tralasciato nel corso degli anni. Proprio noi al New York Times, ad esempio, abbiamo raccontato di come lo spionaggio americano sia stato messo in seria difficoltà in Cina. Ancora, sulle interferenze russe in campagna elettorale l’Agenzia sembra non aver agito per tempo. L’emergere di queste vulnerabilità determina la necessità di un ritorno alla missione originaria, quella dello spionaggio.
Qual è oggi il peso dell’Agenzia nella comunità intelligence americana?
Sia in termini di numeri che di risorse la Cia non è più la prima agenzia della comunità intelligence. L’Nsa ha, infatti, un budget maggiore alla luce della sua missione che richiede grandi investimenti in tecnologia. Nonostante ciò, l’Agenzia continua ad avere un ruolo di assoluto rilievo per la storia e l’importanza della missione che persegue. Direi dunque che siano proprio l’Nsa e la Cia i pezzi più importanti della comunità intelligence americana.
Con la direzione di Gina Haspel si ritornerà ad un modo più tradizionale di fare spionaggio?
Direi di sì. Aggiungo che l’Agenzia potrebbe focalizzarsi maggiormente sulla HUMINT e mettere da parte il capitolo della sorveglianza e le operazioni che hanno segnato gli anni della presidenza Obama. Questo potrebbe accadere perché cambia la minaccia su cui la comunità intelligence andrà concentrandosi e ciò determina un’attenzione maggiore ai metodi classici di raccolta informativa.
Come si porrà l’Agenzia sul tema delle interferenze russe?
È chiaro che le investigazioni in corso da parte dell’Fbi non coinvolgano la Cia. È pur vero che l’Agenzia non potrà fare a meno di contrastare la minaccia russa, soprattutto in vista delle prossime presidenziali del 2020. In questo clima, la direzione di Gina Haspel potrebbe focalizzarsi più attivamente nel contrastare i tentativi russi di ingerire sui processi democratici statunitensi.