Il dipartimento del Tesoro americano ha annunciato, insieme al governo degli Emirati Arabi, di aver colpito un network “di larga scala” che si occupa di scambio e riciclaggio di denaro per conto delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Si tratta di misure sanzionatorie che colpiscono gli attori coinvolti nel giro di soldi con cui (in parte) si finanziano i Guardiani, il corpo militare che prende ordini direttamente dalla Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei.
I Guardiani sono una delle entità più torbide del sistema di governo iraniano: hanno un potere enorme essendo fedelissimi della Guida, incarnano lo spirito khomeinista, sono coinvolti in attività illecite di vario genere (dentro e fuori al Paese), sono utilizzate per le operazioni clandestine.
Soprattutto il gruppo d’élite dei Guardiani, la Quds Force: l’unità scelta è guidata dal generale Qassem Suleimani ed è considerata il proxy con cui Teheran diffonde lo spirito della rivoluzione islamica nel Medio Oriente, attraverso il sostegno di gruppi paramilitari politici in vari paesi della regione (la Muqawama). Per esempio, sono loro, secondo l’intelligence israeliana, a passare le armi in Siria agli Hezbollah libanesi; sono stati loro, sempre secondo Tel Aviv, ad aver ordinato ai propri vassalli di attaccare il territorio israeliani due giorni fa.
Quella intrapresa dagli Stati Uniti è la prima mossa contro l’Iran da quando il presidente Donald Trump ha annunciato pubblicamente la decisione di ritirarsi dall’accordo nucleare. Washington ha sanzionato sei persone e tre società che dirigevano la rete di scambio monetario dei Guardiani che aveva un valore di “centinaia di milioni” di dollari; ha anche segnalato la banca centrale iraniana come “complice” nelle attività, avendo dato accesso a certi finanziamenti.
“Il regime iraniano e la sua Banca centrale” ha detto il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, hanno usato entità negli Emirati Arabi Uniti “per acquisire dollari americani e finanziare le attività maligne dell’Irgc-qf”, che è l’acronimo inglese delle Quds Force (Iran Revolutionary Guard Corps, trattino Quds Force). Quei soldi, secondo la dichiarazione di Mnuchin, sono serviti anche “per finanziare e armare i suoi delegati regionali”.
Queste misure sono laterali all’uscita dall’accordo, con cui invece Washington prevede di re-integrare la totalità delle sanzioni precedenti al Nuke Deal (anche se è probabile che intanto ne sarà rimessa solo una parte). Gli Stati Uniti da tempo vogliono limitare le capacità di azione dei Guardiani, considerati l’agente aggettante con cui l’Iran diffonde il proprio germe velenoso. Linea condivisa totalmente con gli alleati, sia europei sia mediorientali.
Soprattutto i secondi, sentono la presenza iraniana – in aumento su tutta la regione – come un peso insostenibile, esistenziale. Per esempio, gli israeliani la contengono, adesso con maggiore insistenza e pubblicità, in Siria. E non è un caso se la prima operazione contro i Guardiani dopo l’uscita americana dal deal è stata compiuta in partnership con gli emiratini: Abu Dhabi è il motore principale della politica aggressiva e assertiva contro l’Iran che sta uscendo dal Golfo in questi ultimi anni, in collaborazione con Riad.
(Foto: Wikipedia, Qassem Suleimani, capo delle Quds Force)