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La riabilitazione di Berlusconi e il salario dell’orgoglio

Il Tribunale del riesame di Milano ha comunicato ieri pomeriggio che Silvio Berlusconi è nuovamente candidabile. L’espiazione della pena inflitta in modo spettacolare nell’estate del 2013, determinando di fatto una svolta nella politica italiana, si è conclusa.

Adesso, fermi restando i ricorsi, il scntrodestra si trova di nuovo ad avere Forza Italia come partito non più ammezzato ma protagonista, e il proprio leader pienamente legittimato. Una notizia che non può non aver trovato il plauso sia di Matteo Salvini e sia di Giorgia Meloni.

Certo, se i tempi fossero stati diversi, anche la situazione attuale sarebbe stata differente. Il riferimento non va tanto alla campagna elettorale, nella quale certamente FI è stata danneggiata dall’incandidabilità di Berlusconi, ma anche e soltanto per quanto è accaduto nelle ultime settimane. Con il Cav attivo al cento per cento è difficile immaginare che questi ultimi due mesi e mezzo di trattative per il Governo sarebbero andate allo stesso modo. Anzi, probabilmente è logico prevedere che il passo indietro benevolo dei forzisti non sarebbe arrivato nel modo e nei tempi in cui è arrivato.

E adesso? Cambierà qualcosa nella formazione del Governo 5 Stelle-Lega?

Una prima nota di merito è doverosa. A FI fa comunque comodo avere ancora del tempo per ridisegnare la propria strategia politica, conservando stabile l’alleanza con il Carroccio con cui amministra mezza Italia. Inoltre, il rapporto contrattuale tra Salvini e Di Maio, indipendentemente da tutto il resto, procede in modo poco scorrevole e lineare di per sé.

S’impongono scoli cruciali, quali la premiership e la selezione dei punti programmatici, che pongono infinite difficoltà. È un vantaggio pertanto non essere nella mischia.

Da oggi in modo sicuro il ruolo di Berlusconi sarà meno concessivo e meno defilato con tutti, anche con la Lega. Anche perché lo spazio politico che era stato immaginato con la legge elettorale, e che avrebbe voluto disegnare le condizioni per un asse FI-PD, probabilmente si andrà rafforzando nel futuro prossimo, trovando oggi motivi concreti di esultanza.

La riabilitazione di Berlusconi, comunque la si veda, è un fatto positivo. Lo è per la democrazia nel suo insieme, dati i voti presi dal Cav, lo è per l’opposizione interna che la Lega percepirà adesso più consistente e insistente, ma lo è anche per il Pd, il quale, dopo aver combattuto per decenni Berlusconi, scopre ora che il Caimano, tanto detestato e odiato, è l’unica e sola garanzia di moderazione e argine ad ogni ipotesi di sbandata irrazionale della politica nazionale.

Questa però non è la giornata delle finalità e degli sfondi remoti, ma quella delle riflessioni pacate e accurate, delle valutazioni e dei giudizi impietosi. La Magistratura continua ad avere un’arma in mano che, nel bene e nel male, incide nelle vicende, anche quando scagiona e libera qualcuno dal giogo giudiziario.

E questo di Berlusconi altro non è che un salario dell’orgoglio, concesso alla fine di una battaglia politica persa contro i giudici, nella quale tanta classe dirigente e tanta vita personale, insieme, prima e dopo la sua, è stata danneggiata o distrutta.

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