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La leadership di Di Maio nel M5S scricchiola. Parola di Giannuli

“Il giovanotto comincia a essere in serie difficoltà”. Aldo Giannuli, storico, esperto del Movimento 5 Stelle di cui è stato simpatizzante fin dagli albori fino alla presa di distanza quando M5S si è avvicinato alla destra di Salvini, non ha dubbi. Luigi Di Maio ha fatto una lunga serie di errori che sta già pagando e continuerà a pagare nelle settimane che verranno. Nel Movimento, sostiene Giannuli, iniziano a farsi avanti dei dubbi sulle capacità di leadership di Di Maio. “Ancora è presto, ma secondo me ci si inizia a chiedere ‘ce lo dobbiamo tenere come leader?'”.

Ma partiamo dall’inizio. La crisi istituzionale di questi giorni è per il professore, nelle sue dimensioni, inaspettata. “Per quanto io avessi scarsa stima del personaggio (Di Maio, ndr), come di Salvini, questo livello di cialtroneria non me l’aspettavo. È al di là della mia previsione, che era abbastanza severa”. “Questa crisi andava risolta subito – prosegue -, per questo da subito ho sostenuto che occorresse votare a giugno. Il Presidente Mattarella, dopo aver visto che non c’erano ipotesi di accordo di governo, avrebbe dovuto sciogliere le Camere verso il 24, 25 aprile per poi andare al voto. Non farlo, come dissi a suo tempo, avrebbe significato sbrodolarsi addosso ancora per mesi”. Questo l’errore, secondo Giannuli, non accorciare i tempi da subito: “La colpa di Mattarella è stata non avere avuto il coraggio di sciogliere le Camere prima. Ha concesso questa corda lenta e adesso corriamo il rischio di votare a ferragosto, la peggiore delle soluzioni possibili”.

Le scelte del Capo dello Stato sono state molto criticate sia da Luigi Di Maio che da Matteo Salvini, anche se in termini differenti. “Questa della messa in stato d’accusa del Presidente è una castroneria di dimensioni bibliche. Intanto se Di Maio avesse letto il codice penale all’articolo 283, che parla di attentato alla Costituzione, saprebbe che si riferisce ad ‘atti violenti’. Ma lei se lo vede Mattarella che fa atti politici violenti?”. E poi prosegue: “Punto due: ma lo sai come funziona la messa in stato d’accusa del Presidente? Ci deve essere l’approvazione da parte delle commissioni, ma se non sono state costituite a chi le presenti? Fuori dalla grazia di dio”, chiosa Giannuli, con rassegnazione più che disappunto. “Poi un leader politico che lancia un’accusa del genere senza andare fino in fondo, come se fosse una dichiarazione senza importanza che può essere dimenticata il giorno dopo, è imprudente. Hai detto una fesseria, chiedi scusa”.

Matteo Salvini non si è mai affiancato a Di Maio nella richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, ma ha dichiarato che domenica scenderà in piazza per chiedere l’elezione diretta del Capo dello Stato. “La fiera del cialtrone non è ancora finita”, commenta Giannuli. “Un cambiamento simile si fa rivedendo i due terzi della carta costituzionale. Ora, una riforma costituzionale di questo tipo, molto più hard di quella proposta da Renzi a suo tempo, richiede due o tre anni di dibattito parlamentare e di votazioni a distanza di mesi. Ma se non riesci a far partire il Parlamento, come puoi fare una riforma costituzionale?”. Non basta, spiega il professore, “cambiare un articolo della Carta fondamentale, ma quand’anche fosse sarebbe una revisione che prevede i tempi canonici del procedimento rinforzato, ossia non meno di due anni. Siamo alla poetica delle parole in libertà”.

In tutto il caos post elettorale, a uscirne più ammaccato è però il Movimento 5 Stelle, afferma il professore, e le cose non miglioreranno se si andrà al voto. “Fare delle previsioni in queste condizioni è assurdo, soprattutto con una campagna elettorale convulsa e senza sapere quando si andrà a votare. Bisogna capire che ruolo giocherà l”astensione, perché se si voterà il 5 agosto avrà certamente un ruolo fondamentale. Previsioni in questo senso non si possono fare”. Ma una prova della tenuta del Movimento saranno già le prossime elezioni amministrative che si terranno il 10 giugno. “Le previsioni sulle elezioni amministrative segnalano un costante calo del Movimento – dice Giannuli -. La logica mi dice che c’è un settore del Movimento che è scontento, quello di sinistra che non voleva l’accordo con la Lega, ma non solo: c’è uno sbigottimento dell’elettore comune che non si aspettava tutto questo. Io tendenzialmente non scommetterei su un rafforzamento del Movimento e nemmeno su una tenuta. Per me sarebbe già un successo se stessero al 30%”.

Inizia adesso, per il Movimento, una prova non da poco. “Credo che i malumori cresceranno. Li voglio vedere a fare le parlamentarie in queste condizioni di incertezza”. Per il professore, organizzare di nuovo le liste da presentare alle elezioni non sarà facile, anche nel caso in cui la regola del secondo mandato dovesse essere derogata perché la legislatura, come hanno detto sia Di Maio che Di Battista, non è mai partita. “Dovranno fare i conti con i non eletti, gli espulsi, i dissensi. Non so come la metteranno. Fanno le parlamentarie ad agosto, dalla spiaggia. Sono ammalati di facilismo, per cui tutto è facile”, aggiunge il professore con una nota di pessimismo. E conclude: “Ancora è presto, ma secondo me ci si inizia a chiedere ‘ce lo dobbiamo tenere come leader?'”.

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