89 giorni, tanto sta durando la crisi di governo in Italia che ancora impedisce la formazione di un esecutivo. I mercati finanziari, sempre più nervosi, non vedono certo di buon occhio neanche l’ipotesi di un governo gialloverde, che, pur prendendo per buone le rassicurazioni sulla permanenza nella zona euro, si presenta con un “contratto” che costerebbe, secondo le stime più conservative, 65 miliardi di euro. Inevitabile, in queste condizioni, che gli osservatori internazionali monitorino con attenzione la situazione italiana e soprattutto le ricadute che questa incertezza politica potrebbe avere sui mercati e sulla solvibilità del debito italiano. La crisi di un’economia come quella italiana, l’ottava a livello globale e la terza nella zona euro, sarebbe infatti in grado di innescare un pericoloso effetto domino, tale da coinvolgere l’intera economia globale.
A maggior ragione, sono i partner europei i primi a essere preoccupati dal vacuum politico di Roma e dai pericolosi rialzi dello spread. Judy Dempsey, sul suo blog contenuto nella piattaforma di Carnegie Europe, ha ospitato le riflessioni di diversi esperti che si sviluppavano tutte attorno allo stesso interrogativo, “è l’Italia il tallone d’Achille dell’Europa?”.
Le analisi degli osservatori variano molto. C’è chi, come Marta Dassù, dell’Aspen Institute, risponde affermativamente, spiegando inoltre che eventuali turbolenze dalle parti di Roma non farebbero altro che “ridurre la predisposizione dei tedeschi a condividere i rischi nell’eurozona”. Dello stesso parere Silva Merler dell’istituto Bruegel. “L’Italia è l’unico Paese dove le forze euroscettiche hanno più del 50% dei voti ed è nel pieno di una crisi istituzionale”, spiega l’esperta, inoltre, “il paese sta subendo pesanti pressioni dai mercati… e l’eurozona non ha gli strumenti per aiutarla”.
Uri Dadush, del think tank Bruegel, indica la posizione debitoria italiana con l’estero, di circa 3 miliardi, come il maggiore pericolo. Secondo l’esperto, un eventuale governo populista rischierebbe di innescare “il più grade default della storia”. Anche Barkin di Reuters condivide questa preoccupazione, e avverte di scordarsi il paragone con il salvataggio della Grecia, un’economia dieci volte più piccola di quella italiana e con un’opinione pubblica all’epoca più saldamente pro Europa. Stephen Szabo, dell’American Institute for Contemporary German Studies avverte, “con un debito molto alto, un’economia stagnante e un sistema bancario e politico fragile, l’Italia era una bomba a orologeria”.
Pierre Vimont, di Carnegie, è meno catastrofista. “Il deficit italiano è la metà di quello francese, il debito è sotto controllo e la situazione del sistema bancario sta gradualmente migliorando”. Per evitare il peggio e scongiurare la vittoria degli euroscettici in Italia, “i leader europei devono però mostrare quella solidarietà che è troppo a lungo mancata”.
Anche Rosa Balfour del German Marshall Found non pensa sia l’Italia il problema dell’Europa. “Il problema è la governance politica ed economica europea”. La crisi italiana, spiega l’esperta, “è l’ultimo segno della lunga crisi che sta attraversando l’Europa”. Federiga Bindi della Johns Hopkins University ritiene allo stesso modo che sia l’Europa sia le politiche di austerità abbiano la loro parte di responsabilità. “La questione è che l’Italia si sente abbandonata alla periferia dell’Europa…la paura dell’Italexit riuscirà a far cambiare posizione a Berlino per creare un’Unione più equilibrata?”. Anche Otero-Iglesias dell’Elcano Royal Institute ammette l’esistenza di un “problema tedesco”. “La maggioranza degli italiani pensa che la Germania abbia troppo potere nell’Ue…ciò è dovuto al fatto che durante la crisi le decisioni sono state prese troppo a livello dei governi…è il ‘problema Germania’ il vero tendine d’Achille dell’Europa”. Di certo, ricorda Gianni Riotta, La Stampa e Council of Foreign Relations, “non aiutano sproloqui razzisti come quelli apparsi su Der Spiegel”, invece, “l’Europa dovrebbe aiutare l’Italia con l’emergenza migratoria e dare un po’ di tregua sul fronte economico, per togliere qualche argomento ai populisti”.
Se il tema è però l’uscita dell’Italia dall’Eurozona, Riccardo Alcaro dell’Istituto Affari Internazionali ne è sicuro, eventuali elezioni porteranno a un governo della coalizione di centrodestra guidato da Matteo Salvini che “abbaierà senza mordere…e molto probabilmente userà l’Europa per giustificare il mancato rispetto delle roboanti promesse della campagna elettorale”. Più preoccupante, aggiunge l’esperto, è che “Salvini renderebbe più difficile riformare l’Europa”.
Insomma, la crisi italiana è seria e rischia di portarsi dietro tutta l’Europa. Per evitare il peggio però, anche i partner europei sono chiamati a fare la loro parte.