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Petrolio in mare? Ecco il nuovo protocollo mediterraneo per evitare disastri

Le autorità portuali del Mediterraneo orientale hanno firmato un accordo per evitare disastri a seguito dalle fuoriuscite di petrolio. Rappresentanti di Cipro, Grecia e Israele hanno concordato un piano di emergenza per l’inquinamento marino regionale, che prevede l’avvio di fasi preparative per intervenire in caso di incidenti in mare.

Nuovi strumenti tecnologici, tra cui scrematrici, navi per rispondere all’inquinamento marino e nuovi bracci che tamponano il “cammino” del petrolio. Regista dell’iniziativa è il Centro regionale di risposta alle emergenze marine per la gestione del Mar Mediterraneo (REMPEC). Primi test già effettuati con successo.

L’ACCORDO

Dopo la partnership sul gas, ecco che Cipro, Grecia e Israele rafforzano la cooperazione in quella macroregione con un nuovo accordo, in grado di elargire risorse per affrontare le fuoriuscite di petrolio. L’ultima in ordine di tempo si è verificata a settembre scorso in Grecia nel golfo di Saronico quando la nave cisterna Agia Zoni II affondò nei pressi delle famose spiagge e baie del golfo di Argo. Quella che era stata relegata a una fuoriuscita contenibile, venne descritta invece dai funzionari come un disastro ecologico vero e proprio, dopo che lo spesso strato di catrame e petrolio si era spinto alla deriva verso le zone costiere residenziali.

Prima di siglare ufficialmente l’accordo i tre paesi hanno condotto alcuni test di affidabilità sin dallo scorso ottobre, l’ultimo dei quali si è svolto pochi giorni fa ad Haifa: sono state testate le fasi iniziali dell’attivazione del piano in uno scenario che simulava un incidente di inquinamento da idrocarburi. Braccio operativo dell’accordo è Rempec che fornisce supporto 24 ore su 24 in caso di incidente marino nel Mediterraneo, incluso un capo-controllore che dirige le esercitazioni.

Altri accordi nella regione includono un piano di emergenza sub-regionale in caso di un grave incidente tra Cipro, Egitto e Israele, oltre ad uno simile nella zona sud-occidentale del Mediterraneo tra Algeria, Marocco e Tunisia. Piani simili esistono per Francia, Italia e Monaco, uno per la Francia e la Spagna ed uno per l’Adriatico che include Croazia, Italia e Slovenia.

LE PIATTAFORME

Il nuovo protocollo segue la strategia portata avanti per contrastare eventuali incidenti sulle piattaforme petrolifere con il medesimo sistema di tecnologie avanzatissime. Risale al 2016 la stretta che l’ amministrazione Obama decise sulle regole di perforazione proprio al fine di prevenire il ripetersi del disastro di Deepwater Horizon, la piattaforma che nel 2010 venne distrutta nel Golfo del Messico (bilancio: 11 morti e ingenti danni ambientali).

Si tratta di norme che richiedevano un numero maggiore di ispettori indipendenti e di attrezzature di sicurezza. Il nodo è che oggi l’amministrazione Trump vorrebbe ripristinare i vecchi regolamenti con l’obiettivo di ridurre “oneri inutili” nel settore.

Molte normative attuali si basano ancora su documenti statici, ovvero raramente aggiornati. Un approccio innovativo risiede, come la precedente amminstrazione Usa aveva ipotizzato, nell’affidarsi maggiormente all’automazione. I sistemi di monitoraggio automatizzati possono variare a seconda dei dispositivi di rilevamento proprio al fine di prevenire la perdita di vite umane. Uno di questi è in fase di sperimentazione su una piattaforma petrolifera del Mare del Nord: si sta ultimando il primo robot autonomo che si muoverà intorno a specifiche aree dell’impianto, ispezionando visivamente le apparecchiature e rilevando le perdite di gas. Può percorrere sentieri stretti e persino salire scale per poter svolgere le sue ispezioni. Il robot si baserà su aree considerate ad alto rischio per l’uomo, come i moduli di turbine a gas e le apparecchiature che forniscono energia all’impianto di perforazione offshore.

Altro strumento quasi pronto per essere operativo è l’Asset Integrity Monitoring, una sorta di screening per monitorare in tempo reale i siti offshore grazie a sensori installati all’interno o molto vicini all’apparecchiatura. Rilevano e trasmetteno costantemente qualsiasi cambiamento come l’integrità di una turbina a gas, la variazione anomala della sua temperatura, la pressione e il flusso del gas combustibile. Grazie ad un sistema di monitoraggio remoto con le reti wireless, si potranno trasmettere tutte le informazioni pertinenti a un hub centrale che procederà ad analisi e valutazione.

twitter@FDepalo

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