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Responsabilità, crescita e industria. Il programma del governo Cottarelli

Occhi puntati su quello che sarà il programma del governo guidato dall’economista Carlo Cottarelli che porterà il Paese, tuttora la seconda realtà manifatturiera in Europa, a nuove elezioni politiche. La consultazione in questione potrebbe molto probabilmente tenersi tra l’ultima decade di settembre e la prima di ottobre.

UN PROGRAMMA CHE NON ILLUDA

Un altro economista, Leonardo Becchetti, ha indicato sul quotidiano Avvenire la prospettiva di un eventuale programma del nuovo esecutivo: “Opportunità – ha scritto – per creare famiglie e relazioni sociali stabili, partecipazione politica e associativa, creazione di impresa e organizzazione sociale sono dunque gli obiettivi ultimi che le politiche economiche devono perseguire evitando di cadere nella tentazione (o illusione o incubo) di società fatte di cittadini passivi che vivono della dipendenza da sussidi e illusioni di pietre filosofali macroeconomiche”.

IL SENSO DI RESPONSABILITÀ CHE CI VORREBBE

Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, è andato oltre: “Tutti i partiti – ha sottolineato – dovrebbero recuperare un minimo di senso di responsabilità. Ci sono questioni economiche urgenti da affrontare e una legge elettorale da modificare per evitare che le elezioni anticipate riproducano la situazione paralizzante del 4 marzo. In fondo lo devono a tutti gli italiani che assistono smarriti”.

MEGLIO CRESCERE CHE USCIRE DALL’EURO

Il presidente del Consiglio del prossimo esecutivo ha in testa un concetto ben preciso a cui tiene particolarmente e che sentiremo ripetere più volte quando si rivolgerà alle assemblee di Camera e Senato per chiedere il voto di fiducia: meglio tornare alla crescita riformando l’economia italiana, piuttosto che scegliere il salto nel buio rappresentato da un’uscita dall’euro. Come fare? Innanzitutto, aumentando la produttività, riducendo tutti i costi che un’impresa deve affrontare e diminuendo il peso della tassazione sul lavoro.

CAVARCELA DA SOLI

Ma per uscire dalla stagnazione e dalla crisi che ha colpito l’Italia, Carlo Cottarelli non si fa sconti: “Non illudiamoci – ha spiegato in un suo ultimo libro edito da Feltrinelli, ‘I sette peccati capitali dell’economia italiana’- che il processo di crescita possa essere trascinato da investimenti infrastrutturali europei. Sarebbe bello, ma non avverrà, anche in presenza di un rinnovato spirito europeo dopo la vittoria di Emmanuel Macron in Francia. Non credo, purtroppo, che quanto si deciderà a livello europeo possa avere dimensioni sufficienti a risollevare l’economia italiana. Dobbiamo cavarcela da soli, per stare in Europa alla pari con altri. Se poi aiuti verranno dall’Europa, tanto meglio”.

LA CENTRALITÀ DELL’INDUSTRIA

È bene però che, se il Paese vuole rimanere la seconda potenza manifatturiera in Europa, che la vicenda dell’Ilva trovi un epilogo positivo prima dell’estate, perché senza l’acciaio nostrano non può crescere l’industria che finora è stata la spina dorsale dell’economia nazionale. Quando l’estate verrà, l’industria, la manifattura e la siderurgia, in particolare, devono ritrovare la giusta centralità nell’azione di governo. Prima che l’ennesima campagna elettorale abbia inizio.


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