Con l’uscita degli Usa dall’accordo nucleare con l’Iran, gli esperti americani allertano: una nuova ondata di cyber attacchi da parte di Teheran potrebbe abbattersi sugli Stati Uniti.
ATTACCHI IN CRESCITA
Dopo la scelta di Donald Trump di tirarsi fuori dal Joint Comprehensive Plan of Action (generalmente abbreviato in Jcpoa), racconta il New York Times, la compagnia di sicurezza informatica Crowdstrike ha registrato infatti un “deciso” incremento di “attività cyber” iraniana. E potrebbe essere solo l’inizio, spiega sulla testata della Grande Mela una voce autorevole come Keith Alexander, ex numero uno dell’Nsa.
CHE COSA SUCCEDE
In pratica, riporta la testata, hacker riconducibili alla Repubblica Islamica avrebbero inviato email con malware a diplomatici di alleati americani e a società di telecomunicazioni.
I PRECEDENTI
Non è la prima volta che Washington rileva offensive nel dominio cibernetico poi attribuite all’Iran. Tra il 2012 e il 2013, hacker considerati dagli Stati Uniti al soldo di Teheran riuscirono a “bucare” i sistemi informatici di alcune società di Wall Street e quelli di back-office della Diga di Bowman Avenue, a New York. Nel secondo caso non provocarono danni, poiché il sistema operativo dell’infrastruttura era spento per manutenzione, ma la paura per ciò che sarebbe potuto accadere è ancora alta. Due anni dopo gli hacker di Teheran rivendicarono l’attacco. Ben sette di loro, legati al governo di Teheran, finirono dunque nel mirino del Dipartimento di Giustizia americano, che li accusò formalmente (nasino di loro, però, vive su territorio americano).
I TIMORI DELL’INTELLIGENCE
Anche in virtù di ciò, e ben prima dell’uscita dall’intesa sul nucleare iraniano, l’intelligence community Usa continua a considerare l’attivismo di Teheran nel cyber spazio una delle principali minacce per la sicurezza nazionale, tanto da aver inserito questo aspetto in un recente report.