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In Siria il conflitto rischia di essere imprevedibile. Parla Bressan (Nato Foundation)

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“Il fatto che Israele abbia condotto il più massiccio bombardamento in Siria dai tempi del 1973 non mi stupisce più di tanto e conferma quanto la guerra a bassa intensità tra Israele da una parte e Iran ed Hezbollah dall’altra, stia progressivamente facendo un salto di qualità, legato anche al sostanziale successo di Bashar el Assad e dei suoi alleati nella ripresa del controllo sulla quasi totalità della Siria”, spiega a Formiche.net Matteo Bressan, Emerging Challenges Analyst presso la Nato Defense College Foundation.

Bressan si riferisce all’operazione “House of Cards” con cui Israele due giorni fa ha martellato molte delle postazioni iraniane in Siria, dopo che le Quds Force – unità d’élite con cui i Guardiani iraniani portano avanti le proprie operazioni extraterritoriali – avevano sparato dal Golan siriano contro il territorio israeliano.

L’attacco segue un pattern che gli esperti di Medio Oriente indicano da anni e che ruota attorno al conflitto siriano seguendo la linea d’odio tra Iran e Israele: da settimane stiamo assistendo a un’escalation, anche questa ampiamente prevista, così come previsto era il lancio di missili iraniani dalla Siria contro Israele e la reazione durissima di Tel Aviv (tra l’altro: la risposta israeliana è stata talmente rapida che è impossibile non pensare che sia stata già pianificata da tempo).

“La sfida più cruciale, non a caso, è a ridosso del Golan, dove il regime di Assad insieme alle milizie sciite coordinate dal Generale Qassem Suleimani e gli Hezbollah, si starebbe preparando per avere la meglio sulle residue forze di opposizione”, aggiunge Bressan. “Infatti le autorità israeliane ritengono che proprio la forza al Quds sia responsabile del lancio di razzi dell’altra notte nell’area del Golan, circostanza che mette in evidenza come Israele e Iran siano sempre più ad un passo da un confronto diretto in territorio siriano”.

Secondo l’analista italiano, “le autorità israeliane hanno di fatto ribadito la propria linea rossa nel campo di battaglia siriano, confermando la distruzione della quasi totalità delle installazioni iraniane e alcuni sistemi di difesa anti aerea siriana”.

C’è un Risiko dietro. “La stessa Russia, avvisata preventivamente dalle autorità israeliane dei raid, si trova a gestire una situazione sempre più precaria, costretta a preservare il successo militare raggiunto dall’ingresso in Siria del 2015, ma obbligata a non farsi trascinare in un’escalation militare dall’esito e dalle conseguenze imprevedibili tra Israele ed Iran”.

Per Bressan, resta da capire “quanto queste nuove dinamiche, riconducibili anche all’uscita statunitense dall’accordo sul nucleare iraniano potranno, in qualche modo, far ripartire un dialogo tra Stati Uniti e Russia sulla soluzione della crisi siriana che, da protesta interna quale era nel 2011 è diventata una guerra per procura, ed ora rischia di trascinare tutti gli attori regionali in un conflitto dalle conseguenze imprevedibili”.


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