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Se le agevolazioni fiscali fanno male all’ambiente. Report del Senato

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Risparmiare è bene ma non sempre lo è anche per l’ambiente. Perché quelle che a un imprenditore, un libero professionista o un semplice dipendente possono sembrare forme di sostegno al reddito e alla produttività, per l’ambiente possono rappresentare un problema.

Lo dice uno studio (qui il documento) appena redatto dall’Ufficio valutazione impatto del Senato e che fa sue alcune valutazioni del ministero dell’Ambiente. In estrema sintesi, buona parte di agevolazioni fiscali, sgravi o semplici incentivi all’economia hanno l’effetto finale di danneggiare l’ambiente. Come? Si pensi per esempio all’azienda che, beneficiando di alcune agevolazioni, aumenta la propria produttività con conseguente incremento delle emissioni. In questo caso il sussidio viene definito “dannoso” per l’ambiente. Di contro, premette l’analisi del Senato, esisitono forme di aiuto “favorevoli” all’ambiente, cioè dallo scarso quando non nullo impatto sul territorio.

Ogni anno lo Stato italiano spende in agevolazioni fiscali e non circa 76 miliardi ma di questi ben 16,2 miliardi sono impegnati in sussidi dannosi per l’ambiente, mentre 15,7 miliardi sono stati utilizzati per aiuti ambientalmente favorevoli. La maggior parte dei sussidi si trovano solitamente all’interno della legge di stabilità (oggi di bilancio) e riguardano il settore dell’edilizia. Ma non solo: si va dalle detrazioni fiscali per l’acquisto di immobili di classe energetica A o B, al rifinanziamento della conversione degli zuccherifici in centrali a biomassa passando per l’abrogazione della tassa sulle imbarcazioni da diporto.

Nel complesso, fra manovra e altre misure, si stima che l’anno scorso siano stati versati 41 miliardi di euro di sussidi, pari a circa il 2,5% del prodotto interno lordo nazionale. Per gli analisti del ministero, nove di questi hanno un impatto incerto o nullo sull’ambiente. I restanti 32, invece si dividono tra favorevoli e dannosi.

Quanto alle forme di sostegno all’economia sfavorevoli all’ambiente, oltre il 97% è costituito da sconti fiscali, mentre appena il 3% è dato da trasferimenti diretti.  “Un fenomeno che necessita di approfondimento, ma si ipotizza che, storicamente, sia stato molto più facile varare forme di incentivazione contraddittorie dal punto di vista ambientale ricorrendo a emendamenti e norme di deroga ai principi generali della normativa, fra i quali i noti principi di prevenzione ambientale e chi inquina paga”, afferma lo studio.

Il grosso dei sussidi dannosi per l’ambiente riguarda l’energia, in particolare le fonti energetiche fossili, le più tradizionali. Che di sussidi ne incassano per 11,5 miliardi, pari al 69%. La lista è lunga e comprende, ad esempio, l’esenzione dall’accisa sull’energia elettrica prodotta da impianti di gassificazione o sui carburanti utilizzati da forze armate, le quote di emissioni gratuite assegnate con l’European Trading Scheme o ancora il meccanismo di incentivazione dell’energia prodotta da fonti assimilate.

Tra i principali destinatari di quelli favorevoli c’è il fotovoltaico elettrico. Sommando i sussidi diretti a tutte le altre forme di produzione di energia da fonti rinnovabili, pari a 5,7 miliardi, si raggiungono i 12 miliardi di euro. Pari all’80% dei 15,4 miliardi di euro di aiuti favorevoli all’ambiente stimati dagli analisti del ministero.

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