Imparare a ‘convivere’ con il terrorismo per sconfiggerlo. Questa apparente contraddizione è la chiave di volta per abbattere una delle più pericolose minacce globali. Tuttavia la sola presa di coscienza del fenomeno non può bastare, perché, al di là dell’approccio mentale, serve non solo il già costante sostegno delle forze dell’ordine e di sicurezza, ma anche l’aiuto della tecnologia, un campo nel quale l’industria italiana e i suoi ‘campioni’ hanno molto da dire.
IL CONVEGNO
Il tema è stato affrontato oggi durante il dibattito Convivere con il terrorismo, organizzato all’hotel Parco dei Principi in occasione della tre giorni del Salone della giustizia 2018. All’evento sono intervenuti Franco Gabrielli, capo della Polizia, Giovanni Soccodato, direttore Strategie e M&A di Leonardo, , il procuratore nazionale anti-mafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, l’ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs, il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato e l’attaché legale dell’Fbi dell’ambasciata americana a Roma, Kieran L. Ramsey.
L’IMPEGNO DI LEONARDO
Fondamentale, nel contrasto al fenomeno, è, come detto, il mondo dell’industria e delle sue soluzioni cyber più avanzate, come quelle proposte da Leonardo (che ieri ha approvato in assemblea i conti 2017 e dato agli azionisti indicazioni sul piano industriale, qui lo speciale). Il gruppo di Piazza Monte Grappa, si è aggiudicato negli ultimi anni numerose gare per la sicurezza informatica (come quella per l’Ncirc Nato) o, di recente, Ocean 2020, la prima iniziativa promossa dal Fondo Europeo per la Difesa riguardante la ricerca tecnologica per la sicurezza marittima, nel quale la compagnia guiderà un team di 42 tra aziende, enti e centri di ricerca di 15 Paesi.
IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
“Nella lotta al terrorismo la tecnologia è un grande alleato, un fattore abilitante. È lo strumento che ci consente di cercare, scoprire, identificare la minaccia, intervenire per prevenirla e mitigarne gli effetti nel caso si manifesti, in modo rapido ed efficace”, ha spiegato il manager Giovanni Soccodato dinnanzi ai convenuti alla folta platea. “Oggi, grazie alla tecnologia, in pochi minuti si possono fare delle operazioni che fino a qualche anno fa richiedevano delle ore e questo è un vantaggio incredibile nell’individuazione delle minacce o di quelle potenzialmente tali”.
L’apporto della tecnologia si materializza dunque nel fornire le basi per chi poi deve condurre la lotta e le azioni che essa comporta. Le informazioni, le tracce, i dati raccolti sono raccolti, processati, analizzati per creare una “consapevolezza della situazione” completa e costantemente aggiornata. E sulla base di queste informazioni è possibile intervenire.
Soccodato ha poi allargato lo spettro delle sue considerazioni spiegando le potenzialità della sua azienda. “Da parte nostra, possiamo rafforzare la protezione non solo nei mari, ma anche nelle stazioni ferroviarie oltre che negli aeroporti”. Un’ultima considerazione il manager l’ha riservata ai social network, che spesso nascondono più di un’insidia e sono strettamente connessi al tema della cyber security.
L’IMPORTANZA DELLA CYBER SECURITY
“Spesso abbiamo a che fare con contesti di minacce potenziali, che però in un certo senso fanno parte della nostra realtà quotidiana. Ritengo fondamentale sensibilizzare l’opinione su questo aspetto, al fine di intervenire nella maniera più tempestiva possibile. Un campo, quello cyber, in cui “le tecnologie che Leonardo sviluppa possono fare la differenza: è nel web che i gruppi terroristici si muovono e tessono la loro rete di propaganda e che dal web e con il web possono portare attacchi diretti, non a persone ed infrastrutture, ma non per questo meno pericolosi e dannosi”.
LE PAROLE DI GABRIELLI
Il capo della Polizia Franco Gabrielli ha invece sottolineato l’importanza degli aspetti psicologici al problema. “Quello che veramente mi preoccupa è la capacità psicologica di resistere, di reggere da parte del sistema, questo sì che mi dà da pensare. Credo che oggi per combattere bisogna essere tecnicamente resilienti, ovvero abili a resistere e reagire all’urto del terrorismo. Dobbiamo fare attenzione alla fragilità del sistema Paese, che parte dall’atteggiamento dei cittadini”.
LA FORZA CHE SERVE
Il tema, ha chiarito Gabrielli, “non è la forza o la debolezza degli altri, ma la nostra. In questo guardo sempre al modello Israele, un Paese che ha trovato dentro sé la capacità di resistere e dunque attrezzarsi”. In ogni caso, ha concluso, “nella lotta tra buoni e cattivi io non ho dubbi, vinceranno i buoni. Ma dobbiamo renderci conto che tutto questo può avere un prezzo. Un prezzo che potrebbe mettere a dura prova la nostra capacità di resistere a questo, da un punto di vista psicologico. Ed è lì che dovremo essere resilienti al massimo”.