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Effetto Trump, Total si ritira dall’Iran. Cosa faranno ora le altre compagnie?

La francese Total, gigante energetico francese, ha deciso di tirarsi fuori da un progetto da un miliardo di dollari sul gas naturale iraniano, a seguito della decisione americana di uscire dall’accordo sul nucleare con Teheran — e dunque alla reintroduzione di sanzioni economiche, finanziarie, commerciali.

Total è stata una delle prime grandi compagnie europee che ha cercato di lanciarsi sul mercato iraniano, giocando in anticipo sul sollevamento delle misure restrittive che il deal chiuso nel 2015 si sarebbe portato dietro.

Ora la società francese annuncia che perdere i 47 milioni di euro già investiti in Iran non influirà sui suoi obiettivi di crescita, e dunque potrà chiudere tutto, a meno che Teheran non verrà alleggerito dalle sanzioni in futuro. Un’eventualità di cui si dovrebbe far carico l’Europa, o la Cina e la Russia, che hanno co-firmato l’accordo con gli americani, dato che Washington ha scelto la linea dura re-inserendo misure contro la Repubblica islamica.

Nel suo comunicato, la Total spiega che il progetto, SP11, che avrebbe dovuto intraprendere con la Petrochina sull’enorme giacimento South Pars (che l’Iran condivide col Qatar), e gli accordi collegati, erano comunque stati fatti con la massima attenzione a non coinvolgere entità collegate alle Irgc, che è l’acronimo inglese con cui si indicano le Guardie della Rivoluzione, le forze di sicurezza teocratiche khomeiniste che rispondono direttamente alla Guida suprema e sono una piovra diffusa all’interno di tutti i settori d’interesse in Iran.

Le Irgc sono state sanzionate dagli Stati Uniti diverse volte, l’ultima anche pochi giorni fa: un network con cui riciclavano soldi passando da società di comodo e istituti nascosti è stato colpito da Washington in partnership con gli Emirati Arabi.

Il punto è anche che una delle sanzioni che verrà rimessa sull’Iran, dovrebbe essere quella che (detto semplificando) andrà a colpire banche che prestano credito per affari su suolo iraniano, col rischio che gli istituti finanziari finiscano su una black list americana. Inoltre c’è il rischio di finire sotto sanzioni secondarie: per esempio, vedersi impediti prestiti da banche americane, una cosa che renderebbe impossibile operare per la ditta guidata da Patrick Pouyanné, dato che istituti statunitensi sono coinvolti in oltre il 90 per cento delle operazioni di finanziamento di Total – di più: il 30 per cento degli azionisti sono americani, il valore del business Usa è di 10 miliardi di dollari l’anno.

La ditta francese non è l’unica europea ad aver avviato formalmente il ritiro: ha già iniziato l’assicurazione tedesca Allianz e la Maersk, leader globale danese del trasporto su navi (che ha dichiarato che le sue petroliere onoreranno i contratti aperti, ma non ne faranno di nuovi: la stessa posizione presa dall’omologa Torm).

Tutte chiedono un’eventuale esclusione dal regime sanzionatorio che ne assicuri le operazioni: la Casa Bianca ha già annunciato che verrà reinserito l’interno spettro delle sanzioni, e dunque per poter restare operativi le società dei paesi alleati americani chiedono garanzie specifiche. Anche, o soprattutto, attorno a questo ruota l’inteso movimento diplomatico che in questi giorni caratterizza il dossier.


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