“Dinanzi a un tema di portata universale come quello della tratta degli esseri umani che ci vede riuniti, spero vivamente che siamo qui a Vienna per provare a farci carico dei nostri ritardi, delle nostre colpe, delle nostre memorie identitarie e comunitarie ferite”. Queste le parole che Salvatore Martinez, presidente della Fondazione Vaticana Centro internazionale Famiglia di Nazareth ha pronunciato all’inizio del suo intervento di apertura al Seminario Internazionale Supplementary Human Dimension Meeting in corso a Vienna sul tema “Child Trafficking – From Prevention to Protection”.
Martinez è giunto nella capitale austriaca nella veste di rappresentante personale della Presidenza italiana in esercizio all’Osce, dimensione 3 sui “diritti umani” con delega alla “lotta al razzismo, xenofobia, intolleranza e discriminazione dei cristiani e dei membri di altre religioni”. Un’occasione, quella dell’incontro di Vienna, che costituirà dunque un forum di discussione per identificare e discutere le pratiche e le sfide nel campo della lotta alla tratta di bambini nell’area Osce, oltre che la maggiore diffusione delle iniziative esistenti per affrontare la vulnerabilità dei minori vittime e dei bambini a rischio di tratta. “Oggi serve più che mai la nostra amicizia e cooperazione, il nostro severo e puntuale impulso ideale e programmatico verso chi ha il potere di decidere su questa materia ed è in relazione di dialogo e di ascolto con noi”, ha aggiunto il Martinez nel corso della sua relazione.
E poi ancora: “Diciamolo senza mezze misure: la tratta di esseri umani è un crimine contro l’umanità – ha continuato il presidente del “Centro internazionale Famiglia Nazareth – una forma di schiavitù che se, di fatto, è sempre esistita nella storia umana, le democrazie moderne oggi stanno sempre più favorendo con il consolidarsi di vecchie e nuove povertà”.
Il seminario, che continuerà anche domani 29 maggio, è stato animato in questa sua prima giornata dagli interventi delle delegazioni provenienti da diversi Stati dell’area Osce, rappresentanti di Organismi internazionali ed esperti provenienti da diversi Paesi. Ad aprire i lavori, infatti, oltre a Martinez, sono stati l’ambasciatore Alessandro Azzoni, presidente del Consiglio Permanente Osce, Ingibjorg Solrun Gisladottir, direttore dell’Odihr e l’ambasciatrice Madina Jarbussynova, rappresentante speciale per la lotta al traffico degli esseri umani.
“Questo meeting, provvidenziale, vuole riaffermare la duplice azione della ‘prevenzione e protezione’ e può rappresentare un buono e critico esame di coscienza per una nuova, condivisa responsabilità – ha sottolineato il presidente Martinez – una responsabilità che si traduca in una vera ‘piattaforma operativa’ per i Paesi e per le Istituzioni che qui noi rappresentiamo, per un nuovo impegno a favore della giustizia sociale, una giustizia sociale che voglia e sappia riparare e restaurare l’umano”, ha aggiunto.
In conclusione Martinez ha affermato: “Sono sempre più persuaso che urga creare un nuovo ethos globale, condiviso e integrativo, che sancisca una nuova alleanza a difesa e promozione di questo principio universale della Dichiarazione che ho richiamato”. Insomma un “un ethos globale condiviso a partire, e non a prescindere, dalle tradizioni etiche, religiose e culturali dei diversi popoli e delle diverse Nazioni”. Quello che dovrebbe essere: “Un ethos globale, che possa fare da sfondo e da fondamento alla globalizzazione dell’economia, della tecnologia e della comunicazione, fenomeni planetari che stanno anche portando anche a una globalizzazione dei problemi del mondo intero, problemi che minacciano di sopraffarci”.