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007 e agenti doppi. Ecco cosa è successo fra Iran e l’ex ministro israeliano

Gonen Segev nasce a Kiryat Motzkin, nel nord di Israele nel 1952. Studia medicina all’Università di Ben Gurion nel Negeve e si specializza in pediatria. Attivo in politica, diventa parlamentare nel 1992 per il partito Tzomet, piccolo partito di destra laica. Nel febbraio del 1994 lascia Tzomet assieme ad altri due parlamentari per poi fondare il piccolo gruppo politico Yiud, sempre ispirato alla destra, ma con sostegno alla coalizione di governo guidata da Yitzhak Rabin, per cui diventa Ministro dell’Energia e delle Infrastrutture. Il voto a favore degli Accordi di Oslo gli attira forti critiche dagli elettori di destra, ma rimane al Ministero anche nel successivo governo di Shimon Peres.

Dopo l’esperienza politica, che in breve tempo lo ha visto parlamentare e ministro, si dà al business. Nel 2004 viene arrestato per traffico di stupefacenti, dopo aver tentato di trasportare droga in un sacchetti di cioccolatini. Dopo qualche anno di carcere e senza licenza medica, si trasferisce in Nigeria, dove lavora come medico per la locale comunità israeliana ed ebraica. Proprio qui sarebbe stato reclutato dagli iraniani nel 2012.

Come ex ministro e vicino alle elite del sistema politico e militare israeliano, Segev è una miniera di informazioni. Il suo passato oscuro nel traffico di droga lo rende un obiettivo che apprezza il denaro. La fine della carriera politica, la sorta di esilio e la volontà di “essere qualcuno” potrebbero aver giocato anche un ruolo nella decisione di lavorare per il nemico. Le informazioni sarebbero passate in incontri di affari, prevalentemente in Africa, nei quali Segev serviva da mediatore. Gli israeliani incontravano altri businessmen, che erano in realtà agenti iraniani. Grazie a un passaporto tedesco avuto per matrimonio, sarebbe addirittura andato in Iran, scrive Daniel Salama su Ynet.

L’Iran è attivo in Nigeria da molti anni anche attraverso Hezbollah. Nel 2010 una serie di armi erano arrivate a Lagos per un gruppo sciita locale, mentre nel 2013 un gruppo di operativi di Hezbollah viene fermato perché pianificava un attentato a obiettivi israeliani e occidentali. Nel 2016 l’ambasciatore iraniano viene allontanato per via dell’aiuto militare alle milizie sciite nigeriane. In questo contesto sarebbe stato reclutato Segev.

Quattro anni fa, gli iraniani hanno tentato di reclutare un residente di Gerusalemme Est, mentre di recente sono stati sventati contatti tra residenti della West Bank e Hezbollah. L’Iran, direttamente o attraverso Hezbollah, vuole colpire Israele, e l’elaborata e fitta rete di spionaggio è riuscita a far breccia proprio all’interno di Israele reclutando un ex ministro. Un enorme successo per Qasem Suleimani, a capo delle forze Qods delle Guardie della Rivoluzione: una fitta rete di spie, elaborati metodi di reclutamento, numerosi piani di informazione.

Segev si difende sostenendo che sarebbe stata sua intenzione essere un “double agent”, aspettando direttive da parte israeliana dopo i primi contatti con gli iraniani, mentre le fonti del sistema di sicurezza parlano di danni limitati. Con quest’operazione, durata sei anni, l’Iran mette a fuoco il mirino verso Israele.

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