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Fca, look green con il nuovo piano. Oltre la cravatta di Marchionne c’è di più

La cravatta c’è, anche se delocalizzata rispetto al suo contesto naturale. Sergio Marchionne la sfoggia infatti sotto ad un cardigan blu anziché sotto ad un completo sartoriale.  Ma per una volta anche in fatto di look la sostanza prevale sulla forma. Per tutti quelli che siedono nella sala stampa del centro sperimentale di Balocco (Vercelli), storico circuito dell’Alfa Romeo in cui oggi si tiene la presentazione del piano industriale 2018 – 2022 di Fca, quel pezzo di stoffa (stoffa Zegna, però, precisa Marchionne) che pende al collo dell’ad ha un significato solo: debito azzerato da giugno, mission accomplished, missione compiuta.

Marchionne aveva promesso la cravatta in caso di successo e cravatta è stata. Il manager che nel 2004 ha preso in mano un gruppo sull’orlo del fallimento e ne ha fatto, grazie alla fusione con Chrysler, un player globale, porta a casa quello che in definitiva era, almeno sul lato finanziario, l’obiettivo centrale del precedente piano, da molti ritenuto irrealizzabile quando fu annunciato nel 2014 a Detroit . Marchionne ci scherza su e cita Oscar Wilde: “Una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita”.

Di passi ne serviranno ancora molti. L’industria dell’auto attraversa una fase di profondi cambimenti, la trasformazione tecnologica è dirompente e in breve tempo potrebbe riconfigurare completamente il settore. Marchionne sottolinea anche l’importanza dell’evoluzione della sensibilità riguardo all’ambiente, che sospinge la ridefinizione del quadro regolatorio sulle emissioni, come prova di un più generale rivolgimento culturale. Ma, assicura, Fca ha dimostrato di sapersi adattare “alla velocità della luce” ai cambiamenti: “Questa è diventata la nostra forza dal 2004, quando abbiamo strappato Fiat al fallimento e trasformato Jeep in un marchio globale”, rilanciato Maserati come brand del lusso e rafforzato la penetrazione commerciale di Alfa Romeo.

Il piano prevede per Jeep il lancio di dieci nuovi modelli e il graduale addio ai motori diesel  nell’area Emea  (Europa, Medio Oriente, Africa), dove produrrà due nuovi veicoli, molto probabilmente destinati agli stabilimenti italiani, per fare posto ai motori benzina, ibridi ed elettrici. Jeep ha centrato il target di 1,9 milioni di vetture vendute nel mondo, fissato dal precedente piano, e si spingerà a quota tre milioni del 2022, quando sarà suo un Suv ogni 12 immessi sul mercato a livello globale.

Confermata appieno la strategia che punta al rafforzamento del segmento premium, Fca affida le sue carte a due marchi in ascesa come Maserati e Alfa Romeo. Entrambi si concentrerano sull’elettrico: per ogni nuovo modello ci sarà infatti una versione alimentata a batteria. La svolta non riguarda solo i brand del lusso. Il gruppo, ha annunciato Marchionne, investirà oltre 9 miliardi di dollari per industrializzare l”elettrificazione nei nostri veicoli”.

L”obiettivo è avere entro il 2022 nella Regione Emea il 20% della flotta elettrificata, compresi i veicoli commerciali. In questo caso il ruolo di ammiraglia, per così dire, toccherà alla “piccola” della famiglia, la 500, nella quale Marchionne ravvisa tutte le qualità per divenire la prima vettura completamente elettrica che sarà prodotta da Fca a partire dalla seconda metà del 2020. Arriverà anche la versione Giardiniera,  revival di un modello degli anni ’60. Sul mercato delle city car, nel quale il gruppo detiene al leadership, ci sarà spazio ancora per la Panda ovviamente, che verrà dotata a sua volta di “una motorizzazione ecologica”, ha detto l’ad.

Lo sforzo di innovazione tecnologica si estende alla connettività e all’auto senza pilota, su cui Fca si è mossa per tempo dando vita con Google al consorzio Waymo, che nell’arco del piano realizzerà 63mila vetture a guida autonoma.

Maserati sfornerà tre nuovi modelli in sostituzione di GranCabrio, Granturismo e Alfieri (in versione cabrio e coupè), cui si aggiungerà un SUV medio. Alfa Romeo salirà invece a quattro: due supercar (8C e Gtv da 600cv) e due SUV (uno grande full size e uno compact).

Buone notizie, dunque, per gli stabilimenti italiani, che dopo il rilancio negli ultimi anni hanno sofferto per il mancato arrivo di nuovi modelli, un rallentamento che ha impedito di coronare la strategia di riposizionamento di Fca sulla fascia alta del mercato disegnata dal precedente piano e di centrare il target della piena occupazione entro il 2018. Un appuntamento solo rimandato, visto che Marchionne ha garantito la piena capacità produttiva dei suoi stabilimeti italiani ed europei nel 2022 grazie “al mix produttivo dei modelli premium e green”.

Parole che non sono sfuggite ai sindacati: “attendiamo a breve notizie sulla data di partenza dell’implementazione e della localizzazione dei nuovi modelli annunciati, commenta il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli, è  utile saturare subito tutti gli impianti italiani e ritornare ovunque alla piena occupazione”.


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