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Mezzo vuoto o mezzo pieno? Il bicchiere del M5S dopo i risultati dei ballottaggi

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Il blog delle stelle ha commentato l’esito delle urne in modo entusiasta – “Davide ha battuto di nuovo Golia” è scritto nella breve analisi apparsa questa mattina sull’home page del sito – ma è chiaro che i risultati di questo turno di amministrative non possano essere letti come una vittoria assoluta dei pentastellati. Che ai ballottaggi di ieri hanno sì vinto in cinque comuni sui sette in cui avevano superato il primo turno, ma in un solo capoluogo di provincia – ad Avellino – dove il candidato a cinquestelle Vincenzo Ciampi ha superato l’esponente del centrosinistra Nello Pizza. Negli altri due in cui era arrivato al ballottaggio, invece, il M5S ha perso: a Ragusa – dove peraltro i grillini avevano amministrato negli ultimi cinque anni – e a Terni dove ha trionfato il centrodestra con Leonardo Latini. D’altro canto i pentastellati hanno confermato Pomezia in provincia di Roma e Assemine in provincia di Cagliari e hanno conquistato Acireale e, soprattutto, Imola.

Il bicchiere dunque non è mezzo vuoto ma neppure traboccante, anche perché il responso del secondo turno di ieri va inevitabilmente letto pure alla luce di quanto successo due settimane fa: d’altra parte, il MoVimento 5 Stelle era arrivato al ballottaggio in soli 7 comuni sui 75 complessivi. Non moltissimo per una forza politica che il 4 marzo scorso si era largamente dimostrato il primo partito italiano con oltre il 32% dei consensi. Ma si sa, i pentastellati funzionano soprattutto nelle consultazioni elettorali di carattere nazionale, mentre tradizionalmente faticano di più a livello locale, salvo alcune eccezioni. Una di queste era stata rappresentata nel 2016 dal risultato di Roma, dove Virginia Raggi travolse letteralmente i suoi avversari: appena due anni dopo, però, quell’onda sembra essersi esaurita considerato che i cinquestelle hanno perso in entrambi i municipi della Capitale andati al voto in occasione di questa tornata di amministrative. Un motivo in più per evidenziare come queste elezioni certo non possano essere ritenute un successo a cinquestelle.

Quanto ai riflessi di carattere nazionale, sono due i segnali principali che arrivano per il Movimento. Innanzitutto non c’è stato lo spostamento a sinistra di una parte dell’elettorato grillino, come confermano gli esiti dei ballottaggi in cui i pentastellati non erano presenti: quasi ovunque ha vinto il centrodestra, quasi a benedire, in modo ovviamente indiretto, l’accordo di governo con la Lega. Un risultato che peraltro, internamente, dovrebbe rafforzare l’ala governista rappresentata da Luigi Di Maio e indebolire quelli che ancora vengono definiti gli ortodossi del Movimento, i puristi delle origini dalla provenienza politico-sentimentale quasi sempre di sinistra o centrosinistra. Questa circostanza, però, non deve in alcun modo essere sottovalutata dal capo politico del Movimento: il fatto che chi avesse votato Cinquestelle alle ultime politiche, abbia di regola scelto di schierarsi con i candidati del centrodestra ai ballottaggi di ieri rende visibile, anche in virtù di quanto sta succedendo al governo, il rischio di un progressivo appiattimento dei pentastellati sulla Lega. Con tutte le possibili ripercussioni del caso pure in termini di consensi a livello nazionale. Anche perché Matteo Salvini continua a correre e a crescere (qui un approfondimento di Formiche.net con i dati degli ultimi sondaggi elettorali).

 



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