Ci sono voluti sette anni, ma alla fine la lettera scritta da Cristoforo Colombo tornerà al luogo di appartenenza, la Biblioteca del Vaticano. Gli Stati Uniti hanno deciso di riportare alla Santa Sede la missiva in cui l’esploratore racconta la scoperta del Nuovo Mondo. La lettera, datata 1493, era stata rubata e sostituita da una falsificazione. Il rimpatrio della lettera è avvenuto dopo un’indagine, durata sette anni, svolta da funzionari e forze dell’ordine negli Stati Uniti e in Vaticano.
Otto pagine in latino che sono stampate in copie autentiche da Stephan Plannck a Roma. Colombo descriveva lo stupore del nuovo continente scoperto (che pensava era l’estremo orientale dell’Asia), una terra “piena della più grande varietà di alberi che raggiungono le stelle”, si legge nella lettera. Raccontava anche dei “timidi aborigeni” che l’abitavano e le ricchezze che potevano essere sfruttate. I destinatari della lettera erano i re di Spagna, Fernando e Isabella.
L’ambasciatrice americana Callista Gingrich ha definito il documento “un pezzo inestimabile storia culturale” e l’ha consegnato giovedì all’archivista del Vaticano, arcivescovo Jean-Louis Brugues, in una cerimonia con il prefetto della biblioteca, vescovo Cesare Pasini. I rappresentanti del Vaticano hanno ringraziato l’impegno degli Stati Uniti per trovare il documento. Il Vaticano l’aveva acquistato nel 1921 insieme ad altri manoscritti e libri di collezione. La comunicazione epistolare di Colombo ha un valore di circa 1,2 milioni di dollari.
Questa è la terza devoluzione fatta dalle autorità americane negli ultimi anni. Molte lettere originali sono state rubate dalle biblioteche europee e sostituite da falsi. Nel caso di questa lettera di Cristoforo Colombo, è stata ritrovata in un attuario di Atlanta che l’aveva acquistata da un librario di New York nel 2004.