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I colossi globali di finanza e petrolio in Vaticano. Perché la notizia conta

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La politica non convive con i vuoti. E così il pontificato di Papa Francesco ha offerto da tempo una nuova sede al mondo per sopperire alle sempre più evidenti carenze del sistema attuativo della più grande idea del Novecento, l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Sia che il mondo lo si voglia globalizzato sia che non lo si voglia così, è difficile volerlo senza una capacità di indirizzo e governo davanti a sfide che sono oggettivamente globali. Ma il sistema studiato dopo la seconda guerra mondiale non riesce a interpretare il mondo nuovo e le sue sfide; e così si arretra. Ecco allora che la Pontificia Accademia delle Scienze, immersa nel cuore dei giardini vaticani, diviene sempre più una sede di confronto e ricerca di un’etica condivisa nel governo delle grande sfide globali del tempo presente.

Basterà ricordare l’incontro mondiale sulle nuove schiavitù che tanto ossigeno dà al crimine organizzato, o quello con i sindaci delle grandi metropoli del mondo. Si è affrontata in questi anni nella sede dell’accademia anche l’emergenza acqua: ora hanno bussato alla porta dell’istituzione guidata da monsignor Marcelo Sanchez Sorondo coloro che guidano le aziende mondiali leader del comparto energetico: carbone, petrolio e gas. Convinti o meno che siano di quale sia il futuro migliore per le loro aziende, i big del settore hanno sentito il bisogno di confrontarsi con il Vaticano del papa che ha scritto l’enciclica “Laudato si’”. Ci saranno proprio tutti all’evento di due giorni, l’8 e il 9 giugno prossimi, alla Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia e promosso dalla Notre Dame University: dai Ceo di ExxonMobil, Eni, British Petroleum, Royal Dutch Shell, Equinor (l’ex Statoil norvegese) e Pemex. Ma non solo; è di particolare rilievo la presenza di Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, la più grande società di investimento nel mondo: con un patrimonio gestito di oltre 6.000 miliardi di dollari di cui un terzo in Europa è certamente il maggior fondo d’investimento al mondo, ma non di quella categoria definita “fondi avvoltoi”, che i giuristi cattolici vorrebbero denunciata dall’Onu alla Corte di Giustizia dell’Aja.

Il titolo dell’incontro, a porte chiuse, è “La transizione energetica e la cura della nostra casa comuneˮ. Poi i partecipanti incontreranno Papa Francesco, cioè colui che nell’enciclica da molti detta “verde” ha scritto: “Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provocano milioni di morti premature”.

Il fatto che l’incontro sia stato chiesto al Vaticano dimostra che l’idea di passare dalla cultura dei “ buoni affari” a quella degli “affari buoni” non è straniera per chi ha avvertito l’utilità di un confronto dove etica, scienza e bene comune possano cercare di capirsi tenendo a mente più il futuro che il presente.

In un’intervista esclusiva ad Andrea Tornielli, il responsabile di Vatican Insider, monsignor Sanchez Sorondo ha affermato che l’obiettivo è dialogare per sapere fino a che punto sono consapevoli che il petrolio è la principale causa del cambio climatico cioè il riscaldamento globale che sta rovinando il pianeta. È importate perché loro oggi non solo comandano l’economia ma anche la politica di molte nazioni, particolarmente del G20. Si tratta di suggerire loro, e tramite loro ai politici, che investano in energie rinnovabili o nella de-carbonizzazione come nuova sfida, traguardo socio-economico, fonte di lavoro e benessere della casa comune. Speriamo che vogliano ascoltare il messaggio, come già qualcuna sta facendo.”

La vecchia domanda posta da Stalin, che chiedeva di quali armate disponesse il papa, non interroga più il mondo di un capitalismo a lungo refrattario a ripensare le vie da seguire per affrontare questo punto cruciale. È noto che economie in recente sviluppo hanno bisogno di recuperare terreno con energie inquinanti ma disponibili senza spesa per la ricerca, loro non hanno goduto del bengodi del passato: altri vogliono recuperare occupazione e produzione interna in fretta. Ma gli anni passano, la consapevolezza che gli affari buoni diventano una necessità cresce: il confronto con il Vaticano non vincolerà nessuno, ma servirà a capire insieme, perché un’etica comune può aiutare a risolvere tanti altri problemi, se la scienza aiutasse ad aprire gli occhi.

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