Fisicamente non era presente. Ma il suo pensiero è arrivato ugualmente al centro del convegno di Confindustria sulle previsioni economiche (qui l’articolo con i numeri per i prossimi due anni). Paolo Savona (nella foto), ministro dell’Economia mancato e oggi alla guida del dicastero per le Politiche Ue era in Parlamento a seguire il premier Giuseppe Conte alla vigilia del Consiglio Ue. Ma a Viale dell’Astronomia ha mandato un appunto con alcuni suggerimenti in chieve europea a correlazione della proposta per l’Eurozona presentata dal presidente degli Industriali, Vincenzo Boccia di cui si parlerà tra poco.
Il cuore del messaggio di Savona è il rafforzamento della vigilanza europea, ovvero la Bce guidata da Mario Draghi. Serve un aumento della presa dell’Eurotower sulle economie dei Paesi membri. “Condivido la valutazione che l’impianto iniziale dell’euro non teneva conto né della non ottimalità dell’euroarea, né dei modi per difendersi dagli shock esterni. Si ritenne che il mercato comune operante entro i vincoli fiscali posti al livello del deficit e del debito pubblico e che una politica monetaria autonoma avrebbero consentito il superamento della non ottimalità dell’area monetaria”, ha premesso Savona.
Il quale però non ha “mai creduto alla fondatezza di questa ‘speranza’, ma il mio dubbio laico mi ha spinto ad attendere che i proponenti di questa linea politica provassero in pratica la validità delle loro attese e che, qualora non fossero riusciti a farlo, avrebbero tratto le dovute conseguenze. Ciò non è accaduto e oggi costoro rifuggono dal dovere di suggerire le soluzioni avanzando argomenti speciosi, paure e minacce di crisi incombenti. Se queste crisi si manifestassero, sarebbero la conferma dell’esistenza di difetti di architettura istituzionale europea. La mia tesi è che lo Statuto della Bce debba essere adeguato negli obiettivi e negli strumenti assegnati a quelli di cui dispongono le principali banche centrali. Draghi ha fatto un ottimo lavoro nei limiti del mandato assegnato alla Bce, ma i poteri di cui avrebbe dovuto disporre richiedono d’essere rafforzati”.
Ancora un suggerimento ha riguardato quell’architettura europea che Savona ha più volte criticato. Sarebbe sbagliato pensare, è il messaggio di fondo, lavorare sulla politica europea senza prima ripensarne dal profondo l’assetto. “Il dibattito sulla strategia che deve seguire il governo (italiano, ndr) in Europa ha registrato alcuni progressi negli ultimi scritti degli economisti-cronisti italiani. Spero che questo sia il risultato di una migliore presa di coscienza sul da farsi indotta dalla pesante situazione economica e politica che l’Italia si trascina in particolare da un decennio, soprattutto dal lato finanziario. Tuttavia ancora non emerge l’importanza di un punto centrale del problema qui sollevato: esiste una stretta relazione tra architettura istituzionale dell’Ue e la sua politica. Agire solo sulla seconda è un compito defatigante e per molti versi inutile, se non proprio pericoloso per la coesione europea e il futuro dell’Italia”.
Quella stessa architettura che, e questo è un passaggio del Savona intervenuto in Parlamento, rende così vulnerabile l’Italia verso i mercati internazionali. In altre parole, se lo spread sale non è colpa dell’Italia e della sostenibilità o meno del suo debito, ma di un’Europa incapace di difenderla.
Fin qui Savona. Poi c’è un altro punto di vista, quello di Confindustria. La proposta presentata da Boccia per un rafforzamento strutturale dell’Unione poggia essenzialmente su quattro pilastri. Punto primo, va completata l’unione bancaria e quella dei capitali, il cosiddetto mercato unico. Secondo, serve uno strumento in grado di proteggere l’Ue dagli shock esterni. Per esempio un meccanismo di sussidi di disoccupazione da inserire nel bilancio europeo, naturalmente rivisto.
Ancora, gli investimenti, essenziali a dir poco per Confindustria. Ripensare il bilancio Ue “prevedendo il finanziamento di un grande piano di investimenti in infrastrutture, ricerva sviluppo e formazione”. Il mezzo con cui imbastire il piano, sarebbe il mercato obbligazionario, attraverso l’emissione di Eurobond. Infine, cambiare la natura del Meccanismo europeo di stabilità, ridenominandolo Fondo monetario europeo e cambiandone la governance.