Tornare alle origini per ritrovare se stessi. Non era facile per Mario Nava (nella foto), neo presidente della Consob alla suo primo incontro annuale con il mercato finanziario, dare questo tipo di messaggio.
Gli anni addietro della gestione Giuseppe Vegas, non sono stati facili per la commissione di vigilanza sulla Borsa: gli scandali Mps, i disastri delle popolari venete e poi il dramma delle quattro banche popolari fallite nel 2015, che inghiottito miliardi di risparmi privati e lo strappo istituzionale (ora ricucito grazie al recente accordo di cooperazione) con Bankitalia. Senza considerare un mandato iniziato sotto il fuoco delle polemiche grillino per l’incarico parallelo di Nava alla commissione europea.
Eppure il messaggio è arrivato, forte e chiaro. Nel momento più difficile l’unica via d’uscita è fare quello per cui si è venuti al mondo: vigilare. Nava lo sapeva fin dall’inizio prima di prendere la parola a Milano, al Palazzo Mezzanotte sede della Borsa. Primo, “rilanciare la Consob che vive un momento particolarmente delicato con un nuovo modello di vigilanza proattiva che vuole anticipare e orientare il mercato.
Una vigilanza che vuole anticipare, una vigilanza sostanziale che aiuta il lato dell’offerta e tutela la domanda e non una vigilanza solo formale o solo sanzionatoria”. Tradotto, le azioni della Consob nell’era Nava “saranno tese sempre più a orientare ex-ante i comportamenti degli operatori verso prassi virtuosi”. Insomma, prevenire è meglio che curare.
Il neo presidente Consob sa bene che per conquistare la fiducia di istituzioni, risparmiatori e mercato occorre umiltà. La prova è nelle parole con cui Nava si è accollato le pesanti accuse arrivate dalla commissione d’inchiesta sui crack bancari che, pur assolvendo la vigilanza, ne ha certificato le falle. “Il collegio tiene conto certamente dei rilievi della Commissione parlamentare d’inchiesta che ha evidenziato criticità interne alla Consob e criticità tra Consob e le altre autorità (Bankitalia, ndr) da risolvere al più presto”.
Dunque, è l’ora di una Consob nuovamente attenta, meticolosa nel suo monitoraggio dei mercati. Ma non finisce qui. Oltre a rassicurare la finanza e la politica, c’è da ricucire un rapporto con i risparmiatori che hanno perso tutto in questi anni di dissesti bancari. Anche in questo caso, Nava non si è fatto trovare impreparato, rassicurando sul nuovo corso della commissione. “Sono il presidente dell’autorità responsabile del risparmio degli italiani”, ha chiarito Nava. Lasciandosi poi andare a una considerazione decisamente attuale in tempi di governo gialloverde, l’euro: “il risparmio è espresso in euro, non nutro alcun dubbio che l’euro sia solido come una roccia”.
Chiarita la nuova missione e ricostituito un rapporto di fiducia e credibilità con il mercato, mancava solo la politca. Assente, almeno a giudicare dalle sedie rimaste vuote senza rappresentanti del nuovo esecutivo. “Avevamo inviato degli inviti, c’è stato un cambio di governo. Non mi sento di criticare se non sono potuti venire, sicuramente avremo una discussione ottima con il governo. Per esempio ho apprezzato moltissimo l’intervista dell’altro giorno del ministro Tria”, ha giustificato Nava.
Nel merito, due avvisi a chi sta al governo. In primis, attenti all’uso delle parole, che mai come oggi hanno il loro peso e i mercati sono entità estremamente sensibili. “Credo che i mercati siano una cosa essenziale per la nostra prosperità ma una cosa delicata, che bisogna evitare di perturbare”. Secondo, la politica pentaleghista stia al posto suo, senza ingerire troppo. “Il rispetto dell’indipendenza della Consob e il rispetto dei delicati meccanismi di mercato da parte di tutti gli operatori di mercato e di tutti i decisori politici è essenziale per la stabilità e la prosperità economica del Paese”.
Nota finale, un’alzata di spalle dinnanzi al potenziale bomba pronta a esplodere qualora venissero dimostrate le connessioni tra i recenti rialzi dello spread e la diffusione della bozza del contratto Lega-5 Stelle contenente l’uscita dell’euro e il congelamento del debito (qui l’approfondimento di sabato scorso su Formiche.net). “Abbiamo visto la notizia di stampa e stiamo guardando come procedere. Non posso dire nulla di più”. Forse, non si poteva dire di più.