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Corridoi umanitari e Africa. Vi racconto l’incontro tra Macron e la comunità di Sant’Egidio. Parla Mario Giro

Ex vice ministro degli esteri, nome di punta da decenni della Comunità di Sant’Egidio su tutti gli scenari africani, Mario Giro è stato protagonista della colazione di lavoro con il presidente francese Macron e il suo numeroso seguito, che comprendeva ministri di primo piano, come quello dell’interno, presso l’ambasciata francese a Roma. Preparata con cura da mesi, quando di governo gialloverde nessuno parlava, la colazione ha avuto due focus: i corridoi umanitari e le crisi africane.

“La lunga consuetudine della Comunità con la Francia gli ha consentito di arrivare ben preparato all’incontro con interlocutori che ben conosce. Macron non poteva non sapere della lunga relazione tra noi e Parigi, ai tempi di Mitterrand sull’Algeria, ai tempi di Chirac quando Andrea Riccardi è stato insignito della Legion d’Onore e si è lavorato insieme sulla crisi in Costa d’Avorio, ai tempi di Sarkozy, che venne ai nostri incontri per la pace, ai tempi di Hollande, quando abbiamo firmato l’intesa sui corridoi umanitari. Già sono in 250 gli asilanti giunti in Francia con questo sistema, altri 250 arriveranno in tempi brevi. E il protocollo verrà rinnovato. La presenza attenta del ministro dell’interno non era certo casuale perché non può sfuggire che in questi tempi questa è la bussola per trovare un sistema che risolve il problema del dopo accoglienza, cioè dell’integrazione. Chi arriva con i corridoi umanitari già sa dove andrà a dormire, a vivere, a studiare, a formarsi, e quindi può facilmente immaginare i tempi della sua futura attività lavorativa. Macron ci ha dato l’impressione di cercare interlocutori, forse anche in Italia viste le difficoltà contingenti, ma certamente più ad ampio raggio”.

Giro sottolinea che si è parlato anche dei meccanismi che facilitano il compito dei trafficanti di esseri umani. Se rispetto a un decennio fa, o forse di più, spariscono le file davanti alle ambasciate europee è chiaro che tutti quelli che non possono più chiedere legalmente si rivolgono ad altri canali. Chiudere quindi non risolve il problema. Occorre creare condizioni di afflusso organizzato, magari anche chiedendo alle ambasciate europee, perché no?

Dunque lo sviluppo dei corridoi umanitari, che domani potrebbero arrivare anche in Germania e forse tornare sul tavolo spagnolo, è stato un punto centrale per chi, come la Comunità di Sant’Egidio, ritiene da sempre che il problema sia soprattutto il dopo, cioè una capacità gestionale che trasformi il problema in risorsa per tutti. “Sì, certamente, questa è da sempre la nostra posizione e lo abbiamo ripetuto a un presidente che ascoltava, ma che ha anche fatto presente la gravità dei problemi di gestione di un afflusso caotico e non governato dall’Algeria. E sul terreno africano l’ampia perlustrazione che abbiamo potuto fare ha fatto registrare una convergenza netta, su alcuni punti totale. Per esempio sulla Repubblica Centrafricana. Ma non ci siamo dimenticati del Congo, del Sud Sudan. I giovani africani sono un problema sul quale abbiamo insistito molto, come facciamo da anni. Posso dire che ho registrato con grande piacere come la nostra idea dell’urgenza di un piano per la scolarizzazione sia condivisa, forse comune. Se uno stato non offre un’adeguata scolarizzazione soprattutto alle bambine allora il rischio è di trovarle madri di dieci bambini già a trent’anni o poco più. Anche per questo abbiamo esposto il modello e il ruolo svolto in tanti Paesi dalla scuole della pace, che la Comunità ha avviato in Africa dopo averne sperimentato l’efficacia in Italia, a partire da Roma”. Senza un piano-giovani, fondato sulla scolarizzazione delle ragazze in particolare, sarebbe quasi impossibile superare quella precarietà sociale divenuta in tanti Paesi ingestibile e che limita le potenzialità che pur sono evidenti in alcune realtà positive.

La figura di Papa Francesco, che il presidente francese avrebbe incontrato di lì a breve, non è stata citata durante i colloqui, ma Giro conferma che il tema della Chiesa in Francia è stato quello che ha aperto l’incontro, con un riferimento lungo e profondo al discorso, ormai citato da tanti, che il presidente francese ha voluto pronunciare al Colleges de Bernardins, quello nel quale ha chiesto ai credenti tre doni per la patria comune: saggezza, impegno e libertà. Su questo le antenne di Sant’Egidio saranno state attentissime, visto che il loro impegno nella società italiana è noto, e la saggezza in politica internazionale ha consentito alla Comunità di apparire sui giornali di tanti Paesi del mondo come “la piccola Onu di Trastevere”.



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