Un’eccezionale esercitazione aerea e di terra in Grecia (congiunta tra Grecia e Israele) sta allarmando il versante euromediterraneo. Israele “sta aspettando qualcosa” nelle prossime 48 ore, fanno trapelare fonti militari. Si dice che negli ultimi tre giorni migliaia di riservisti israeliani, sia uomini che donne, siano stati convocati urgentemente (dal lavoro e dalle rispettive abitazioni). Spia di un allarme che punta dritto sulle alture del Golan e in Siria.
QUI IONIO
Una mobilitazione militare di mezzi e uomini che in Grecia non si vedeva da anni. Eccezionale perché l’esercitazione è stata condotta in Epiro, tra Lefkada e i rilievi interni di Grevena, con 40 caccia israeliani F-15 e F-16, supportati da un aereo cisterna in volo permanente per il rifornimento. Dalla base ellenica di Neo Ankialos si sono alzati otto Mirage greci, impegnati assieme agli israeliani su 24 obiettivi nella Grecia occidentale, sul Mar Ionio, in due ondate di attacco diverse per oggetto e approccio. L’esercizio congiunto è durato 24 ore e si è svolto su più fronti.
Nessun aereo israeliano è atterrato per controllare la prontezza operativa dei sistemi antiaerei ellenici su lunghe distanze, segno che forse quella è la preoccupazione minore. Lo scenario includeva anche turni di notte e si riferiva a sviluppi verosimilmente identificati a Gaza e in Siria, con una simulazione di obiettivi con rilievi montuosi, riferiti alle regioni del Medio Oriente e dell’Asia centrale.
SCENARI
Lunedì scorso lo Stato Maggiore delle forze armate di Bashar Assad ha avviato una serie di sommovimenti di terra, intrecciati con le mosse delle milizie del movimento sciita libanese Hezbollah che si ritireranno dalla Siria, avevano annunciato, solo su richiesta dal presidente siriano. Ecco che le parole del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sottolineano ancora una volta che Hezbollah è intervenuto in Siria su richiesta di Assad, con l’appendice che nessuno potrà obbligarli a lasciare la Siria. Di contro Tel Aviv starebbe monitorando anche un altro fronte, quello che si affaccia sulla parte antistante a Gaza, con i rischi derivanti da una possibile grande manifestazione animata dai palestinesi e dai loro supporters.
Ma la mobilitazione in terra di Grecia si presta anche ad un’altra valutazione. Israele non si è limitata a recitare il consueto copione di un’esercitazione classica, bensì ha previsto anche una serie di scenari eventuali e alternativi. Le forze armate in questione hanno svolto alcune manovre non pianificate, coinvolgendo anche migliaia di riservisti reclutati. Nello scenario programmato era compreso anche un doppio attacco simulato alla provincia di Daraa, al confine con la Giordania e l’obiettivo di prevenire un attacco diretto da parte delle forze siriane nella regione. Uno scenario a cui vanno sommate le tensioni sul fronte iraniano.
NUOVO HUB MILITARE
La Grecia sta assumendo, con particolare riferimento all’ultimo anno, il ruolo di hub militare di appoggio, sia per gli Usa, come dimostra la strategia legata alle nuove basi (l’Air Force One di Trump diretto a Singapore ha fatto scalo a Creta, dove c’è la base dei sommergibili di Souda Bay) che per Israele.
Con Tel Aviv il rapporto è stato cementato dal dossier energetico, che ha visto il premier greco Alexis Tsipras e il presidente cipriota Nikos Anastasiadis avviare una serie di trilaterali con Benjamin Netanyahu per le future partnership sia riguardo al gasdotto Eastmed che per la zona economica esclusiva di Cipro.
Con Washington la svolta si deve anche al lavoro sotterraneo svolto dal nuovo ambasciatore Usa ad Atene, Geoffrey Pyatt, molto esperto di energia per via del precedente incarico svolto in Ucraina. Il Pentagono, dopo il disimpegno dalla base turca di Incirlik per via dei disagi politici con Erdogan, ha scelto la Grecia come paese-appoggio. Un atollo disabitato sarà destinato a base navale, mentre saranno due i siti ellenici che ospiteranno il grosso dell’aviazione americana.
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