Che cosa effettivamente si sta muovendo dietro l’accordo sul debito greco? Esiste la possibilità che i contrasti maturati in questi anni all’interno della troika (Fmi, Ue e Bce) possano continuare ad irritare mercati e creditori in chiave geopolitica?
E se davvero la prossima valutazione darà semaforo verde ad Atene per uscire dal programma di prestiti, così come il governo asserisce, come mai il memorandum lega il paese fino al 2052 e come mai all’orizzonte si staglia un nuovo taglio alle pensioni previsto a gennaio 2019?
DEBITI E INTERESSI
Il 21 giugno i creditori internazionali decideranno se Atene ha fatto tutti i compiti a casa e se quindi potrà uscire dal terzo programma di sostegno. La posta in gioco è la capacità del paese di adempiere i suoi obblighi nei prossimi decenni e se i mercati prenderanno in considerazione il debito sostenibile, quindi investendo di nuovo in bond greci dopo la fine del programma. Ma la situazione dei conti greci dopo lo tsunami della crisi finanziaria che ha colpito al centro dell’Egeo non è ancora del tutto protofanica.
Certamente ci sarà un accordo sul debito greco, ha assicurato il commissario europeo alle finanze Pierre Moscovici: “I ministri delle finanze e la Commissione europea devono assolutamente decidere un pacchetto di misure per alleviare il debito greco”, ha detto. Aggiungendo che queste misure “non comporteranno la cancellazione” del debito, ma la sua attenuazione e che l’uscita del paese dal programma di aiuti sarà “un importante momento politico e simbolico per l’Europa”.
L’intervento del commissario europeo giunge a poche ore dal cruciale Eurogruppo, che deciderà sulle misure di soccorso ad Atene. Tuttavia Germania ed ESM (il Meccanismo europeo di stabilità) sembrano muoversi nella direzione opposta abbassando il livello delle aspettative e insistendo su interventi a lungo termine.
Sin dall’inizio della crisi Berlino si è sempre mostrata contraria ad una qualsiasi forma di riduzione del debito, con l’ex ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble arrivato spesso ai ferri corti con Christine Lagarde, numero uno del Fmi.
CONTRASTI E GEOPOLITICA
Ma se da un lato le anticipazioni di Bloomberg sembrano andare nella direzione di un alleggerimento del debito, così come l’FMI chiede sin dall’inizio della crisi greca, dall’altro è ancora la Germania a frenare, mossa dalla tesi che a certe regole non si possa derogare in alcun modo, pena la stabilità dell’eurozona. Secondo l’agenzia, infatti, “i negoziati per le condizioni sono condotti in un’atmosfera densa, anche se tutte le parti cercano di raggiungere un accordo definitivo entro il 21 giugno”.
Ma alle spalle della troika ecco il malumore dell’FMI che chiede una proroga di 15 anni per la Grecia, mentre la Germania chiude ad ogi rinvio e chiede altro rigore. Nel mezzo la divergenza di vedute e di interessi tra Lagarde e Merkel che, anche se depurata dell’intransigenza di Schaeuble, resta incerta sulla questione mentre si registra l’annuncio del governo Tsipras di un nuovo taglio delle pensioni a partite dal gennaio 2019, che sta provocando un ulteriore terremoto nel paese (con in prospettiva l’ex ministro Varoufakis che scende in campo per sfidare l’ex alleato di Syriza).
Cittadini e opposizioni si chiedono come mai ci sia una nuova mannaia sulle pensioni dopo i sette tagli patiti in sei anni di crisi e nonostante i proclami di rinascita fatti proprio dal prmeier Tsipras e dal ministro delle finanze Euclid Tsakalotos.
NUOVA SORVEGLIANZA PER ATENE
Nel frattempo, mentre i contributi alla Grecia vengono regolamente versati dagli Stati membri (l’Italia è esposta per circa 40 miliardi di euro) prende forma un nuovo paracadute finanziario che dovrà guidare come una balia i conti ellenici.
Si tratta di un provvedimento composto da tre diversi meccanismi di “sorveglianza” dell’economia greca che opereranno in parallelo dal prossimo 20 agosto. Per i primi anni, presumibilmente fino al 2022, la Grecia dovrebbe essere condotta a generare avanzi primari del 3,5%. È la ragione per cui il meccanismo (chiamato Gdp) sarà rafforzato con verifiche trimestrali, in base ad un doppio parametro: il raggiungimento degli obiettivi di bilancio intrecciato al livello di produzione delle riforme.
La supervisione tripartita sarà esercitata dalla Commissione europea, dal meccanismo europeo di stabilità e inaspettatamente dal Fondo monetario internazionale, da sempre critico nei confronti della gestione berlinese della crisi greca che già aveva contestato finanche i numeri di debiti e misure di prestiti-ponte.
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