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Il dialogo privilegiato fra Italia e Usa e il ruolo della Germania. I consigli di Pelanda

Conte

John Bolton a Roma pone il sigillo su un rapporto, quello tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, che, acquisendo sempre maggior forza, apre al nostro Paese una finestra con vista (privilegiata) sull’Atlantico. “L’amministrazione Trump ha capito che questo governo vuole aprire un dialogo privilegiato con gli Usa”, ha dichiarato in una conversazione con Formiche.net Carlo Pelanda, professore di geopolitica economica all’Università Guglielmo Marconi di Roma. E se il nuovo governo, visto con benevolenza dagli Usa, punta al dialogo anche con Mosca, Pelanda afferma: “Sarebbe un po’ troppo pretendere dall’Italia un ruolo di mediatore. E sarebbe anche imprudente per l’Italia cercare di porsi in tal senso”. Intanto, comunque, il consigliere per la Sicurezza americana oggi, nella sua visita in Russia, ha confermato il summit tra Donald Trump e Vladimir Putin. E l’Italia, attraverso la duplice apertura al dialogo con le due potenze, si conferma una pedina fondamentale nello scacchiere geopolitico odierno.

Ieri John Bolton ha fatto tappa a Roma. Come stanno cambiando gli equilibri tra gli Stati Uniti, l’Italia e l’Europa in generale?

Bolton fa parte di quella fazione di consiglieri di Trump cosiddetti carnivori, che hanno sostituito quelli vegetariani. La sua visita in Italia è una buona notizia, perché vuol dire che in qualche modo la bilaterale Italia-Stati Uniti sta prendendo forma, oltre alle dichiarazioni di amicizia molto generiche. È dunque un primo passo completo che comincia tra questi due Paesi. Ed è cosa molto positiva anche perché probabilmente l’amministrazione Trump ha capito che questo governo vuole aprire un dialogo privilegiato con gli Usa. La prima cosa da appurare a questo proposito, poiché il governo vuole aprire anche un dialogo privilegiato con la Russia, è quanto lo voglia con l’uno e quanto con l’altro. E penso che in proposito si parleranno chiaramente.

Conte dovrebbe incontrare Trump a fine luglio, ma prima ci sarà il summit tra il Presidente americano e Putin, confermato durante la visita di Bolton a Mosca. In questo contesto, l’Italia che ruolo potrà giocare?

Sarebbe un po’ troppo pretendere dall’Italia un ruolo di mediatore. E sarebbe anche imprudente per l’Italia cercare di porsi in tal senso. Il governo italiano ha senz’altro una preferenza per le relazioni con Stati Uniti e Russia, insieme a quella con la Francia e la Germania. E tra queste due più con la Germania e meno con la Francia. Diciamo che quindi si ritorna a una linea classica: a parole con gli europei e con i fatti un po’ con gli americani e un po’ con i russi, per evidenti motivi storici del passato. Gli Stati Uniti, però, vogliono essere sicuri della lealtà italiana e penso che in questo senso possano provare ad usare un meccanismo di scambio. Per l’Italia, infatti, è necessario trovare un metodo di scambio con l’amministrazione Trump.

Quali potrebbero essere questi meccanismi di scambio?

Volendo ci sono dei temi settoriali come la Libia o i dazi, dove l’Italia può avere delle convergenza con gli Stati Uniti. Ma nella sostanza è necessario che questo governo, che è visto con benevolenza, confermi alcune libertà Nato agli Stati Uniti. Fatto questo poi si potrà definire uno spazio di rapporti con la Russia. E se poi alla fine Trump e Putin si mettono d’accordo sarà ancora meglio per noi. Dunque diciamo che sul piano della geopolitica classica è abbastanza semplice lo scenario.

E la Germania, invece, come si inserisce in questo contesto?

La Germania si trova in difficoltà interne per gli stessi motivi. Hanno la consapevolezza di non poter portare il litigio con gli Usa oltre un certo punto perché sennò vanno in recessione, ma, d’altra parte, però hanno anche una forte tentazione eurasiatica. Praticamente la Germania non può muoversi, è bloccata, e deve restare un po’ con i piedi in tutte le scarpe. Si muove ma può fare poco perché non ha la credibilità.

La posizione privilegiata dell’Italia nei confronti degli Usa potrebbe aiutare a sbloccare la crisi tedesca?

L’Italia ha forti interessi industriali comuni con la Germania. Anche perché, se mettono i dazi sulle auto tedesche, si mette in difficoltà l’industria italiana. E l’indotto peserebbe molto sul Pil italiano. In questo senso, se il governo italiano sarà così abile da mettersi in una posizione di convergenza forte con gli Stati Uniti, e gli Stati Uniti glielo riconosceranno, questo renderebbe l’Italia più forte all’interno dell’Unione europea. E attutendo il colpo della tensione tra Germania e Usa, ricaveremmo anche la possibilità avere un margine maggiore sul nostro deficit e un aiuto sul mantenimento della fiducia sulla nostra capacità di ripagare il debito con l’Europa, in modo anche che lo spread non salga a livelli preoccupati e dannosi per le nostre banche. Fondamentalmente in questo modo gli Stati Uniti permetterebbero all’Italia di avere un vantaggio, una merce di scambio nei confronti della Germania. E la Germania, che in questo momento si trova in una situazione non idilliaca, accetterebbe.

A proposito di Germania, sembrerebbe che la coalizione di Angela Merkel si trovi a rischiare le elezioni anticipate a causa della crisi di governo sulla questione dei migranti. Lei cosa ne pensa?

Dubito che si vada a elezioni anticipate, penso che ci sia una bassa probabilità che questo accada. A meno che i sondaggi in Baviera a ottobre non siano così massacranti per il Csu che costringano i bavaresi a fare una mossa disperata per salvarsi in casa loro. Ma se questo non accade la Merkel ha sicuramente ancora la capacità di governo del Paese. Anche se comunque la Germania sta sperimentando una crisi interna e una crisi esterna che non ha mai affrontato dal dopoguerra ad oggi e il rischio che vengano fatti errori destabilizzanti è elevato perché non hanno esperienza. L’Italia, invece, che è in crisi continua riesce sempre a uscirne. In fondo, mi conceda una battuta, i problemi della Germania non sono così grossi, ma i tedeschi non sono comunque abituati ad averne.

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